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Rassegna Stampa - L'Argomento di Oggi - dal 2010-07-10 ad oggi 2011-06-17 Sintesi (Più sotto trovate gli articoli)

2010-07-12 Il Veneto insegue l'autonomia energetica (con il carbone) ma riparte dall'idrogeno

Fuori la chimica sporca e dentro l'idrogeno. Il futuro del polo chimico di Marghera sembra andare in questa direzione, almeno a giudicare dall'inaugurazione in grande stile per la prima centrale elettrica ad idrogeno al mondo, costruita dall'Enel proprio a Fusina, nella gronda lagunare, dove si affacciano gli impianti - per lo più dismessi - del maggiore polo chimico europeo.

A Fusina c'era già la centrale termoelettrica "Palladio" dell'Enel; a due passi gli impianti del Petrolchimico che come elemento di risulta dei processi industriali producono proprio l'idrogeno. Ironia della sorte: allo stato attuale della ricerca, se le industrie chimiche non producessero idrogeno come "scarto" di lavorazione, questo tipo di energia pulita non esisterebbe perché totalmente diseconomico.

 

ST

DG

Studio Tecnico

Dalessandro Giacomo

41° Anniversario - SUPPORTO ENGINEERING-ONLINE

LA CENTRALE AD IDROGENO Cinquanta milioni di euro di investimento (5-6 volte il costo di una centrale normale), cinque anni di lavoro, una potenza di 16 Megawatt totali (12 prodotti dalla turbina ed altri 4 Mw recuperati sfruttando il calore dei fumi di scarico); con i suoi 60 milioni di chilowattora l'anno di energia l'impianto di Fusina può soddisfare il fabbisogno di 20mila famiglie e – questa è la parte migliore - senza emissioni in atmosfera. Con quest'opera Enel partecipa al progetto "Hydrogen Park" voluto dagli Industriali di Venezia col supporto di Regione Veneto e Ministero dell'Ambiente. Obiettivo è creare il più grande parco sperimentale per la realizzazione di un'economia basata sull'idrogeno.

2010-07-12 Conto energia: meglio tardi che mai

Images La lunga fase di incertezza che stava paralizzando il settore delle rinnovabili in Italia si è conclusa almeno per il capitolo sul conto energia approvato dalla Conferenza unificata Stato – Regioni. Il nuovo conto energia, che riconosce una tariffa incentivante fissa e garantita per 20 anni a partire da quando l’impianto entra in esercizio, sarà in vigore dal primo gennaio 2011 al 31 dicembre 2013.

Tra le novità c’è la divisione degli impianti in diverse classi di potenza con incentivi decrescenti: nel corso del 2011 ci saranno tre variazioni di tariffe con un calo del 6% ogni quadrimestre, poi ci sarà una diminuzione del 6 % l’anno sia nel 2012 che nel 2013.

Inoltre la potenza incentivabile, che ora è di 1.200 megawatt, arriverà a 3 mila e si aggiungeranno altri 200 megawatt per il fotovoltaico a concentrazione e 300 megawatt per gli impianti integrati con caratteristiche innovative (cancellata la distinzione tra gli impianti "parzialmente integrati" e quelli "integrati", ora si parla di "impianti realizzati su edifici" e di "altri impianti").

Vengono infine concessi premi del 5 % se l’impianto è collocato su discariche, cave, ex aree industriali, siti da bonificare, in sostituzione di coperture in eternit. Misure salutate con soddisfazione dal settore delle rinnovabili (la riduzione degli incentivi viaggia di pari passo con la riduzione dei costi dei pannelli e l’aumento di efficienza) anche se alcune critiche non sono mancate. "Al momento la cosa più importate è che il conto energia e le linee guida siano stati approvati, anche se troviamo ingiustificato il taglio alle tariffe incentivanti per gli impianti superiori ai 5 megawatt con la scusa che tolgono terreno all’agricoltura: anche gli incentivi al fotovoltaico sulle serre, che l’agricoltura invece la sostengono, vengono tagliati", ha commentato il presidente di Asso Energie Future, Massimo Daniele Sapienza.

Internet, l'informatore, ll Giornalista, la stampa, la TV, la Radio, devono innanzi tutto informare correttamente sul Pensiero dell'Intervistato, Avvenimento, Fatto, pena la decadenza dal Diritto e Libertà di Testimoniare.. Poi si deve esprimere separatamente e distintamente il proprio personale giudizio..

 

Il Mio Pensiero (Vedi il "Libro dei Miei Pensieri"html PDF ):

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Rassegna Stampa - L'Argomento di Oggi - dal 2010-07-10 ad oggi 2011-06-16

AVVENIRE

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http://www.avvenire.it

2011-06-16

 

 

 

 

2010-07-18

19 luglio 2010

ENERGIA

Le rinnovabili coprono

il 100% dei consumi delle famiglie

La produzione complessiva da fonti rinnovabili nel 2009 è giunta a coprire l'intero (100,6%) consumo di energia elettrica delle famiglie italiane. Nonostante la crisi che ha abbattuto la produzione tradizionale di elettricità dell'8,3%, la produzione "verde" - rivela un'elaborazione dell'Ufficio studi della Confartigianato - ha infatti continuato a correre: nel 2009 l'energia elettrica da fonti rinnovabili è salita del 19,2% rispetto al 2008, arrivando a un livello di produzione di 69.330 gigawattora (i consumi delle famiglie ammontano a 68.924 gigawattora). Nel 2008, la produzione verde copriva fino all'85% dei consumi casalinghi.

E spetta alla Puglia il primato della maggior produzione di elettricità da solare, seguita da Lombardia, Emilia Romagna, Piemonte. Ed è sempre la Puglia la regione che lo scorso anno ha maggiormente incrementato la produzione da impianti fotovoltaici, con 72 gigawattora in più pari ad oltre un terzo dell'intera crescita (37,3%), seguita dalla Lombardia e dal Piemonte.

Non solo: nel confronto internazionale la piccola Puglia batte addirittura il gigante Cina per potenza di impianti solari installati, 161 mw contro i 160 cinesi.

Ma è tutta l'Italia a occupare una posizione di primissimo piano sul fronte dei pannelli solari. Sulla base dei dati 2009 dell'European PhotoVoltaic Industry Association (Epia), l'Italia è infatti il secondo mercato al mondo nel fotovoltaico con il 9,9% della potenza installata nell'anno, dietro alla Germania che da sola rappresenta il 51,6% del mercato mondiale.

Inserendo nel ranking mondiale il Mezzogiorno e il Centro Nord, emerge che le due aree del nostro Paese ricoprono entrambe una posizione di rilievo nel mercato mondiale collocandosi, rispettivamente, al quarto e al sesto posto della classifica: i 422 Mw del Centro Nord sono pari al 5,7% del mercato mondiale; i 289 Mw installati nel Mezzogiorno, sono pari al 3,9% del mercato mondiale pari alla potenza installata in Francia, Spagna e Portogallo messi insieme.

L'energia verde è anche fonte di occupazione e ottimo traino di ripresa: sempre secondo l'ufficio studi Confartigianato, nel primo trimestre 2010, anche dopo un anno di forte recessione, il settore delle imprese potenzialmente interessate alle fonti rinnovabili registra una crescita del 2,7%, più accentuata nel Mezzogiorno (+4,1%) e nel Centro (3,6%) mentre nel Nord la crescita è robusta ma con uno spunto minore (1,5%). Nel primi tre mesi in Italia vi sono poi 86.079 aziende (prevalentemente imprese di installazione di impianti elettrici in edifici o in altre opere di costruzione), potenzialmente interessate dalle fonti rinnovabili, con una stima di 332.293 occupati e una dimensione media per impresa di 3,9 addetti.

 

 

 

 

 

 

 

CORRIERE della SERA

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2011-06-16

 

 

 

 

2010-12-25

Parigi: entro il 2020 impianti mossi dal vento fino a 25 mila MW, di cui 6 mila in mare

Energia: Francia e GB puntano su eolico offshore e microgenerazione diffusa

Londra: promozione di piccoli impianti, anche casalinghi, fino a 50 kW elettrici e 300 kW termici

Parigi: entro il 2020 impianti mossi dal vento fino a 25 mila MW, di cui 6 mila in mare

Energia: Francia e GB puntano su eolico offshore e microgenerazione diffusa

Londra: promozione di piccoli impianti, anche casalinghi, fino a 50 kW elettrici e 300 kW termici

Anche la Francia, tra i principali Paesi al mondo produttori di energia nucleare in percentuale sul totale energetico nazionale, investe sull'eolico offshore. A gennaio, infatti, è previsto il primo bando per la concessione di aree destinate alla realizzazione dei primi parchi eolici marini per una potenza complessiva di circa 3 mila MW. Il governo francese si è posto l'obiettivo entro il 2020 di produrre da fonti rinnovabili il 23% della domanda energetica nazionale. Il che vuol dire che solo con l'eolico occorreranno impianti per un totale di 25 mila MW, di cui 6 mila MW in mare. L’investimento previsto è di circa 20 miliardi di euro. Attualmente sono circa trenta i progetti eolici offshore già proposti in Francia, per una capacità complessiva di circa 8 mila MW. "Non vogliamo ripetere con l'eolico gli stessi errori che abbiano fatto nel settore dell’energia solare", ha dichiarato un portavoce del governo, riferendosi al ritardo dell’industria francese nel settore del fotovoltaico, che costringe a importare quasi tutti i componenti necessari.

GRAN BRETAGNA - La Gran Bretagna ha annunciato il prossimo avvio di un ampio programma di promozione della microgenerazione diffusa di energia. Le tecnologie che si intende promuovere riguardano impianti fino a una potenza di 50 kW elettrici e 300 kW termici, relativi a pompe di calore innovative, fotovoltaico, solare termico, biomassa, microgenerazione in generale ed eolica in particolare, mini-idroeletrica, celle a combustibile, recupero del calore dai fumi. Il ministro dell’Energia, Greg Barker, ha diffuso il 22 dicembre un documento sulla strategia da seguire. Il documento si propone di aumentare la fiducia dei consumatori verso la sostenibilità energetica e garantire le migliori condizioni per il più ampio accesso alle informazioni sulle tecnologie della microgenerazione. "Vogliamo piantare i semi per far fiorire la piccola generazione nelle case, nelle aziende e nelle comunità", ha detto il ministro. "Abbiamo già promesso sostegni finanziari per incoraggiare la gente a installare pannelli solari e pompe di calore. Il documento servirà a dare all’industria e ai consumatori la fiducia necessaria a investire".

Redazione online

25 dicembre 2010

 

 

 

2010-10-18

Le aziende del settore hanno registrato incassi per 2,3 miliardi di euro nel 2009 (+39%)

Tutti sotto il pannello. Anche a Trino Vercellese, simbolo del nucleare italiano

Entro fine anno la produzione di corrente potrebbe arrivare all'1% della domanda

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Fotovoltaico: superati i 100 mila impianti (30 settembre 2010)

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Entro fine anno la produzione di corrente potrebbe arrivare all'1% della domanda

Perfino Trino Vercellese, paese simbolo del nucleare italiano, con una centrale che al suo avvio nel 1964 era la più potente del mondo, si converte al fotovoltaico, avviando la realizzazione di un maxi-parco da 70 megawatt con vista sulla torre di raffreddamento del reattore. L'investimento da 250 milioni andrà ad arricchire il fiume di denaro che si sta riversando sull'energia del sole in Italia, dopo la recente revisione degli incentivi. Superato lo scoglio della prima parte del 2010, rallentata dal difficile parto del terzo conto energia, ora che le tariffe in partenza da gennaio 2011 sono chiare, il fiume è di nuovo in piena.

IN CRESCITA - Secondo uno studio realizzato dalla società di consulenza A. T. Kearney, per fine anno verranno installati in Italia altri 850 megawatt, contro i 720 del 2009. In tutto, la potenza del fotovoltaico dovrebbe toccare così i 2 mila megawatt complessivi e la produzione di corrente elettrica arriverebbe all'1 per cento della domanda. Le aziende italiane dell'energia del sole, secondo lo studio di A. T. Kearney, nel 2009 hanno registrato ricavi per 2,35 miliardi di euro, in crescita del 39 per cento rispetto agli 1,69 del 2008, con la prospettiva di arrivare a un valore complessivo del settore di 3 miliardi di euro a fine 2010. Una crescita che si inserisce nel trend di boom mondiale di questa tecnologia sempre più diffusa.

AL RADDOPPIO - La previsione di Solarbuzz , bibbia globale del solare, è che entro fine anno si arrivi nel mondo a 15 gigawatt di nuova potenza installata, più del doppio dei 6,4 gigawatt realizzati nel 2009. Avvalora la credibilità di queste proiezioni il fatto che tra maggio e giugno l'installato sia stato quasi il triplo del secondo trimestre 2009, garantendo all'industria fotovoltaica un raddoppio nel giro d'affari, da 6,2 a 12 miliardi di dollari. Un boom come sempre guidato dalla Germania, dov'è concentrato il 60% del nuovo installato, ma subito dopo viene l'Italia, che pure sul suo territorio assolato ha un decimo dei pannelli dei vicini a Nord delle Alpi. Anche in Francia e negli Stati Uniti il fotovoltaico corre a velocità sostenuta.

DA ORIENTE - Sul fronte manifatturiero, invece, è la Cina che spopola, con ben quattro colossi come Suntech Power, JA Solar, Yingli Green Energy e Trina Solar nella top ten dell'industria solare. La manifattura cinese arriva oggi a coprire il 55% delle celle prodotte su scala mondiale a confronto con i1 43 per cento dello scorso anno. Grazie anche ai cinesi continua il drastico calo dei prezzi, che va più veloce dell'aumento di efficienza dei pannelli e dovrebbe proseguire: secondo la ricerca A. T. Kearney il costo dei moduli potrebbe scendere dagli 1,5-2 dollari attuali a 1 dollaro per Watt nel 2015.

Insieme al calo dei prezzi, l'altro grande driver del settore negli ultimi anni è la crescente efficienza delle celle, in cui prevalgono gli americani e i giapponesi. Campione mondiale in questa gara a estrarre più energia possibile dal sole è al momento l'americana SunPower, che dallo scorso giugno ha avviato la produzione industriale di celle con un'efficienza del 24,2%. Ma anche la giapponese Sharp è molto impegnata sul fronte dell'efficienza: le sue celle a concentrazione (molto più care delle altre), con un sistema basato su lenti ottiche, hanno raggiunto un'efficienza del 42,1%, che potrebbe arrivare al 45 per cento entro il 2014. Un livello impensabile solo qualche anno fa.

Elena Comelli

18 ottobre 2010

 

 

 

Grazie agli incentivi in conto energia

Fotovoltaico: superati i 100 mila impianti

Per una potenza installata pari a oltre 1.600 MW. A fine anno la capacità italiana supererà i 2.500 MW

Grazie agli incentivi in conto energia

Fotovoltaico: superati i 100 mila impianti

Per una potenza installata pari a oltre 1.600 MW. A fine anno la capacità italiana supererà i 2.500 MW

(Reuters)

(Reuters)

ROMA - In Italia sono più di 100 mila gli impianti fotovoltaici entrati in esercizio con il sostegno degli incentivi in conto energia gestiti dal Gse (Gestore dei servizi energetici). Tra vecchio e nuovo conto energia, a fine settembre al Gse risultano infatti in esercizio 100.200 impianti fotovoltaici per una potenza installata pari a oltre 1.600 MW.

DATI - Secondo le previsioni del Gse, entro la fine del 2010 la capacità fotovoltaica installata nel nostro Paese supererà i 2.500 MW, quasi mille in più rispetto all'attuale potenza. Nel 2011, inoltre, ci si aspetta che le nuove realizzazioni fotovoltaiche potrebbero raggiungere i 2 mila MW. La Lombardia, con oltre 15 mila impianti, rimane in testa alla classifica delle Regioni con maggior numero di impianti, seguita da Veneto (11 mila impianti) e Emilia Romagna (oltre 9 mila impianti). Per quanto riguarda invece la potenza installata, la Puglia è prima con 320 MW seguita da Lombardia (185 MW) ed Emilia Romagna (140 MW).

CONTO ENERGIA - Il conto energia premia la realizzazione di impianti fotovoltaici integrati nelle superfici esterne degli edifici, in sostituzione di coperture in eternit. Il premio consiste in una maggiorazione degli incentivi riconosciuti all’energia elettrica prodotta da tali impianti, premio che è attualmente pari al 5% e che con il terzo Conto Energia diventa pari al 10%. Il premio ha comportato finora la realizzazione di circa 100 MW di impianti fotovoltaici sostitutivi all’eternit, che occupano una superficie di oltre 900 mila metri quadri.

Redazione online

30 settembre 2010(ultima modifica: 08 ottobre 2010)

 

 

 

2010-10-09

A fine 2009 secondo il rapporto del Gestore dei servizi energetici

Eolico: in Italia quasi 300 impianti

Il 90% si trova nel Meridione

In tutto le torri sono 4.250. La potenza complessiva è di 5 mila megawatt

A fine 2009 secondo il rapporto del Gestore dei servizi energetici

Eolico: in Italia quasi 300 impianti

Il 90% si trova nel Meridione

In tutto le torri sono 4.250. La potenza complessiva è di 5 mila megawatt

Il parco eolico di Macchiareddu, presso Cagliari (Ansa)

Il parco eolico di Macchiareddu, presso Cagliari (Ansa)

ROMA - Sono 294 gli impianti eolici in Italia a fine 2009 per una potenza complessiva di 4.898 megawatt (Mw) e un totale di 4.250 torri sparse sul territorio nazionale. È la mappa dell'eolico in Italia secondo i dati dell'ultimo rapporto del Gse (Gestore servizi energetici). Il 98% della potenza totale è coperta dal sud, dove c'è anche il 90% degli impianti.

SVILUPPO - Dalla fine del 2006, quando gli impianti erano 169 con una potenza pari a 1.908 Mw, l'incremento è stato superiore al 74% per il numero di installazioni e del 157% per quanto riguada la ponteza. Nel 2009 la produzione di energia elettrica da fonte eolica è risultata pari a 6.543 Gwh (Gigawattora), del 35% più elevata rispetto all'anno precedente.

MAPPA - La mappa degli impianti eolici evidenzia la concentrazione soprattutto nelle regioni del meridione: quella con la maggiore potenza installata è la Puglia dove nel 2009 sono stati installati ulteriori 14 impianti per un totale di 290 Mw. La Sicilia, invece, è la regione che ha mostrato la maggiore crescita in termini assoluti: 353 Mw in dieci impianti, tanto da aver praticamente raggiunto la potenza complessiva installata in Puglia. La Calabria ha più che raddoppiato la sua potenza con 252 Mw in sei nuovi impianti. Le regioni del nord e del centro hanno in generale una dimensione di impianto ridotta, in media pari a 4,3 Mw, a partire dal Veneto con 0,4 Mw, passando per i 9 Mw della Toscana e fino ai 12,5 Mw dell'unico impianto presente in Piemonte. Quanto alla distribuzione provinciale, a Foggia si concentra la più alta presenza di impianti pari 20,4% del totale. Nel resto del territorio i valori più elevati sono quelli delle province di Avellino (7,5%), Benevento (7,1%), Palermo (6,1%), Sassari (4,4%) e Chieti (4,1%). Al nord i valori più significativi sono dati dalle province di Savona e Belluno. In base alla distribuzione regionale dei watt per valore pro-capite, il Molise vince con 739 watt per abitante, seguono Sardegna, Sicilia, Calabria, Puglia e Basilicata. (fonte: Ansa)

08 ottobre 2010

 

 

 

2010-09-17

Sì anche dalle Città del vino: "Ma attenzione agli eccessi"

Legambiente si schiera

a favore degli impianti eolici

Il presidente Cogliati: "Il paesaggio non è sacro e intoccabile. Molte zone migliorano con le pale"

Sì anche dalle Città del vino: "Ma attenzione agli eccessi"

Legambiente si schiera

a favore degli impianti eolici

Il presidente Cogliati: "Il paesaggio non è sacro e intoccabile. Molte zone migliorano con le pale"

(Ansa)

(Ansa)

BARI - Legambiente prende posizione a favore degli impianti eolici (e fotovoltaici) contro chi ritiene che invece deturpino il paesaggio italiano. "Il paesaggio non è un oggetto sacro e intoccabile, ma è il frutto della storia da sempre. Le pale eoliche sono un valore estetico aggiunto", ha detto il presidente nazionale di Legambiente, Vittorio Cogliati, a Bari a margine di un convegno su efficienza energetiche e bioedilizia alla Fiera del Levante.

TRE PUNTI - "Penso che in molti paesaggi dell'Appennino le pale eoliche sono un elemento di miglioramento e un valore estetico aggiunto", ha proseguito Cogliati. "Quello che non va dimenticato è che oggi l'energia rinnovabile sta rispondendo a tre grandi funzioni: la prima è che è l'unico settore che non è entrato in crisi occupazionale. E nessuno, men che meno al Sud, credo possa permettersi di sottostimare questo aspetto, Il secondo", ha aggiunto il leader di Legambiente, "è che tutto il mondo sviluppato e quello in via di sviluppo (India, Cina e Brasile) sta puntando come elemento di competizione internazionale sul liberarsi dalle energie di fonte fossile e sviluppare le rinnovabili. Terza questione: è evidente che un progetto fatto male produce danni, però rispetto ai 6 mila megawatt di eolico che abbiamo in Italia e ai 1.500 abbondanti di fotovoltaico, i progetti sbagliati sono davvero pochini".

POLEMICHE - Infine Cogliati polemizza contro l'equazione eolico=mafia. "È demenziale utilizzare le infiltrazioni mafiose all'interno del comparto delle energie rinnovabili come dimostrazione di un paradigma geometrico della possibilità di criminalizzare questo settore. Qualcuno dei grandi combattenti contro l'eolico e il fotovoltaico, come Sgarbi, quando dichiarano che nel Trapanese preferiscono gli impianti per la trivellazione di petrolio piuttosto che le pale eoliche, credo che si autodenuncino da soli per la loro portata culturale".

CITTÀ DEL VINO: OK, MA NO A ECCESSI - Anche l'associazione Città del vino dice sì a eolico e fotovoltaico, ma senza eccessi, perché se il risparmio energetico è un obiettivo importante su cui puntare per il futuro, bisogna stare attenti che questo non comporti un eccessivo "consumo" del territorio. I sindaci dei territori del vino concordano nella necessità di inserire nel "Piano regolatore delle Città del vino" un regolamento specifico perché gli impianti delle energie rinnovabili siano rispettosi del paesaggio, senza che un'installazione indiscriminata possa deturpare vigneti o colture. "Quello delle energie rinnovabili è un tema che interessa sempre più da vicino i territori rurali", spiega il presidente delle Città del vino, Giampaolo Pioli. "Siamo favorevoli al diffondersi delle energie alternative, ma è necessario che gli strumenti urbanistici dei Comuni si facciano carico di scegliere le porzioni di territorio aperto meno produttive e svantaggiate, le aree industriali o di cava dismesse". (fonte: Ansa)

 

16 settembre 2010(ultima modifica: 17 settembre 2010)

 

 

 

2010-08-24

Non più appoggiati sul fondo consentono installazioni al largo dove c'è più vento

I piloni galleggianti sono

il futuro dell'eolico marino

Un prototipo in Norvegia ha dato risultati superiori alle attese. Installazioni su fondali profondi sino a 700 metri

Vedi il Filmato per il Montaggio del Pilone:

http://video.corriere.it?vxSiteId=af93f391-342b-4a64-9f9c-b3923872f90e&vxChannel=Scienze&vxClipId=2524_0f84df44-af76-11df-bad8-00144f02aabe&vxBitrate=300

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Un prototipo in Norvegia ha dato risultati superiori alle attese. Installazioni su fondali profondi sino a 700 metri

Il prototipo Hywind (da Statoil.com)

Il prototipo Hywind (da Statoil.com)

MILANO - Uno dei grandi limiti dell'energia eolica in mare era l'appoggio degli alti piloni sul fondo marino per evitarne il capovolgimento, per cui i parchi eolici non potevano essere installati su fondali profondi più di 60-70 metri. Quindi piloni vicini alla costa, ma la loro visibilità implica un elevato impatto ambientale, impedendo in pratica l'installazione di parchi eolici dove le coste hanno un alto valore paesaggistico (come per esempio quelle della Sardegna). Ora però la tecnologia è in grado di superare questi limiti grazie ai piloni galleggianti che possono essere ancorati con cavi di acciaio e fluttuare sull'acqua con la parte inferiore cava. E quindi essere installati su fondali profondi fino a 700 metri, lontano dalla costa dove, tra l'altro, i venti sono più intensi.

DOPO IL PROTOTIPO - Dopo l'installazione di un prototipo di pilone galleggiante lo scorso settembre posizionato 10 km al largo delle coste della Norvegia, la norvegese Statoil e il governo scozzese hanno annunciato la volontà di installare in Scozia il primo parco eolico galleggiante. Statoil ha affermato di aver identificato due siti (al largo dell’isola di Lewis e lungo le coste della contea di Aberdeen) idonei ad accogliere le turbine Hywind.

Si tratta di turbine della potenza unitaria di 2,3 MW, con piloni altri 165 metri, di cui 100 sotto la superficie dell'acqua, con pale di 82 metri di diametro. Secondo Statoil, il prototipo ha dato risultati superiori alle migliori aspettative di progetto. Statoil, Scottish Development International

http://www.sdi.co.uk/Key%20Industries/Energy.aspx

e Marine Scotland stanno lavorando con l’obiettivo di realizzare da tre a cinque parchi eolici Hywind.

Redazione online

24 agosto 2010

 

 

 

Hywind: Putting wind power to the test

Ten kilometers off the south-west coast of Norway, Statoil's Hywind project is putting next generation technology through its paces.

Bilde

The Hywind pilot is to be tested over a two-year period. It combines technology from both the wind power and oil and gas sectors, and draws on expertise gained from Statoil’s long offshore experience.

The Hywind pilot – next generation wind technology

The Hywind concept combines known technologies in a completely new setting and opens up the possibility for capturing wind energy in deep-water environments.

The floating structure consists of a steel cylinder filled with a ballast of water and rocks. It extends 100 metres beneath the sea’s surface and is attached to the seabed by a three-point mooring spread.

The turbine itself was manufactured by Siemens. Technip built the floater

and was responsible for the installation work offshore.

Nexans Norway laid the submarine power line. This comes ashore near Skudeneshavn at the southern end of Karmøy, where local grid operator Haugaland Kraft operates a receiving station.

The primary intention is not to derive revenues from the power generated by Hywind, but to test how wind and waves affect the structure. Once these answers have been obtained, Statoil can work on commercialising the concept. The goal is to reduce costs so that floating wind power can compete in the energy market.

The core expertise acquired by Statoil as a leading operator of offshore oil and gas fields has played a very important part in the development of the Hywind concept.

This expertise, combined with the group’s financial strength and innovative ability, puts Statoil in a good position to develop this project.

About Hywind

Hywind is the world’s first full-scale floating wind turbine. Statoil will test the wind turbine over a two-year period.

The project is a pilot for the Hywind concept, which has been developed by Statoil.

Statoil is investing around NOK 400 million in the construction and further development of the pilot, and in research and development related to the wind turbine concept. The public corporation Enova SF, whose aim is to promote the transition to environmentally friendly energy use and energy production in Norway, has granted NOK 59 million in support for the project.

The wind turbine can be placed at ocean depths of between 120 and 700 metres.

 

 

 

2010-07-18

Ma occorreranno ancora anni per sviluppare tecnologie economiche

Energia: dal mare potenzialità doppia del nucleare, più affidabile di eolico e solare

Onde, maree e correnti potrebbero soddisfare il 20% dell'attuale domanda mondiale. Intanto alle Hawaii...

Ma occorreranno ancora anni per sviluppare tecnologie economiche

Energia: dal mare potenzialità doppia del nucleare, più affidabile di eolico e solare

Onde, maree e correnti potrebbero soddisfare il 20% dell'attuale domanda mondiale. Intanto alle Hawaii...

La temperatura media dell'acqua alle Hawaii: in rosso 24 gradi, in blu 18 (da Hycom.org)

La temperatura media dell'acqua alle Hawaii: in rosso 24 gradi, in blu 18 (da Hycom.org)

MILANO - L'energia ricavabile dal mare tramite il moto ondoso, le maree e le correnti ha una potenzialità doppia rispetto a tutta l'energia nucleare prodotta attualmente nel mondo. Lo rivela uno studio realizzato da Frost & Sullivan, ma che avverte nello stesso tempo che saranno necessari almeno almeno altri 5-10 anni prima che le tecnologie escano dalla fase dimostrativa e i costi inizino a scendere e rendere l'energia marina concorrenziale ed economica rispetto alle altre fonti.

AFFIDABILE - La ricerca mette in luce che l’energia tratta dal mare costituisce una risorsa più affidabile e prevedibile rispetto all’eolico o al solare, con un potenziale in grado di soddisfare il 20% dell’attuale domanda elettrica mondiale. A livello mondiale l’energia marina ha un potenziale stimato in 6 mila terawattora annui (ossia il doppio di quanto produce tutto il nucleare del mondo) per gli impianti a moto ondoso e di altri 700 TWh per quelli alimentati dalle maree: un mercato che potrebbe arrivare a mille miliardi di dollari. Tra i vantaggi di questa fonte, rispetto alle altre rinnovabili come eolico e solare, c’è la maggiore prevedibilità della produzione.

PROGETTI - Già ora governi e aziende stanno investendo molto nel settore. La Gran Bretagna ha stanziato decine di milioni di sterline in diversi progetti e nella ricerca. Con la crisi finanziaria però c’è stato un rallentamento e alcuni progetti sono stati messi in attesa o abbandonati, come l’impianto da 9 milioni di euro per sfruttare il moto ondoso che doveva essere realizzato ad Agucadoura in Portogallo. L’ostacolo maggiore sono gli ingenti investimenti necessari: attualmente il costo di un megawatt di potenza per un impianto a moto ondoso è di circa 2,4 milioni di euro. Si tratta di un valore elevato, "ma non più di quello di altre tecnologie già ampiamente sovvenzionate", sostiene il rapporto.

HAWAII - Intanto ricercatori dell'Università delle Hawaii a Manoa hanno detto che la zona sottovento dell'arcipelago sarebbe il posto ideale per impianti futuri basati sull'energia marina, secondo un articolo apparso sul Journal of Renewable and Sustainable Energy. La tecnologia, chiamata Otec (Ocean Thermal Energy Conversion), sfrutta la differenza di temperatura tra le acque superficiali calde e quelle profonde fredde.

Redazione online

12 agosto 2010(ultima modifica: 18 agosto 2010)

 

 

 

Il progetto finlandese ha ricevuto un contributo di 3 milioni di euro

Porte girevoli per l'energia dalle onde

Ogni porta, posizionata da 6 a 23 metri sotto la superficie del mare, può generare 300 chilowatt

Il WaveRoller (da AW-Energy.com)

Il WaveRoller (da AW-Energy.com)

L'idea è venuta a un tuffatore che, dopo un volo plastico, per poco ha picchiato una testata contro la porta di una nave affondata. Un'idea che ha ricevuto ora un contributo di 3 milioni di euro. L'idea del finlandese Rauno Koivusaari è semplice: una sorta di porta girevole dal peso di 20 tonnellate che, posizionata a una profondità compresa tra 6 e 23 metri sotto il mare, bascula sotto l'azione delle onde, in modo da azionare un sistema idraulico che trasforma l'energia cinetica in energia elettrica.

MOTO ELLITTICO - Ogni porta è in grado di produrre 300 chilowatt, collegata in serie di tre arriva a una capacità di quasi un megawatt. E in un campo di produzione se ne possono aggiungere quante se ne vogliono, senza contare che, essendo sotto il mare non ci sono problemi di impatto ambientale. Sono quindici anni che Koivusaari sta sviluppando il progetto insieme alla sua società, la AW-Energy e ora ha posizionato un modello-pilota al largo del Portogallo. Il WaveRoller funziona sfruttando il fatto che il modo ondoso, avvicinandosi alla costa, prima che si rompa la cresta dell'onda e formi il classico "cavallone", sotto la superficie marina fa muove le particelle d'acqua con un moto ellittico. Quindi in avanti e all'indietro e questo movimento di andata e di ritorno è proprio quello che sfruttano le porte basculanti intorno a un perno per funzionare in entrambi i sensi.

Paolo Virtuani

05 novembre 2009

 

 

 

FOCUS

Maree e acque salate, la nuova energia

Così aumentano le alternative a gas e petrolio. Sono già 60 i progetti messi in campo in Europa

Mulini ad acqua

DAL NOSTRO CORRISPONDENTE

BRUXELLES — Allacciare le cinture. Se, come pensano molti, la ripresa dopo la crisi comincerà dalla Cina, quel giorno accadrà laggiù quel che ac­cadde in America, negli anni Cinquanta: una clas­se media appena consolidatasi, in un Paese che già è il primo produttore al mondo di auto, si met­terà al volante, sulla via della motorizzazione di massa. Il mito "on the road" ri-raccontato in man­darino, i motel e i rifornitori scintillanti lungo le autostrade che porteranno da Canton alla Mongo­­lia: forse non è fantascienza. Ma senza i rifornito­ri, niente 4 ruote: il primo effetto della ripresa eco­nomica sarà appunto un'impennata della doman­da di energia. Nella recessione attuale, è "del tut­to possibile" un calo di 1,5 milioni di barili di pe­trolio al giorno, pari al 7% del consumo totale, so­lo nei consumi energetici degli Usa; e un calo pa­rallelo della domanda: così la pensa Steven Kopi­ts, direttore della Douglas-Westwood, una socie­tà americana che analizza i mercati energetici. E lascia capire: il resto del mondo seguirà a ruota.

Ma se la Cina si metterà poi al volante, scatterà il meccanismo opposto, come ai tempi del "boom" in Occidente: quando dal 1960 al 1972, ricorda an­cora Kopits, "la domanda globale di petrolio au­mentò di 30 milioni di barili al giorno, quasi 4 vol­te l'odierna produzione dell'Arabia Saudita". Su, giù, di nuovo su: ci attende un grafico da monta­gne russe. E la Cina ha la più grande forza-lavoro al mondo, 800 milioni di persone, il doppio di Usa, Giappone e Unione Europea messi insieme: quanto produrrà, una volta lanciata "on the road"? Gli esperti tacciono. Ma una cosa, la dan­no per scontata: in una situazione così incerta, con petrolio e gas che già scarseggiano, bisogne­rà ricorrere sempre più alle energie rinnovabili. È anche per questo, che la Ue si è data per il 2020 un obiettivo molto ambizioso: almeno il 20% del­l’energia dovrà essere tratta da fonti rinnovabili. Il vento, il sole, il calore geotermico nascosto sot­to la crosta terrestre. E il mare. Gli oceani, che co­prono il 75% della terra. E che di energia trabocca­no, ma sono anche custodi gelosi ed esosi, giac­ché i loro segreti costano. Già nel 1607, nella Nuo­va Scozia canadese, un mulino azionato dalle ma­ree produceva 25-75 Kilowatt/ora. Nel 1799, ci si provò anche in Europa. Nel 1909, un porto della California fu illuminato dall'energia "rubata" alle onde. Poi, un lungo silenzio. Fino a pochi anni an­ni fa, quando partirono le prime turbine sottoma­rine, i "mulini a vento degli oceani" che con le loro eliche trasformano l'energia idraulica in mec­canica e poi — attraverso un convertitore — in energia elettrica.

Principio semplice: il volume, la densità dell'acqua, sono 800-850 volte maggiori di quelli dell'aria, e perciò — almeno in teoria — con minor "sforzo" le eliche producono di più. Grazie a queste e ad altre diavolerie, oggi, per la prima volta il mare fornisce regolarmente energia a molti Paesi. Poca, ma buona. Sfruttando le sue 5 "forze": le maree (cioè il potenziale energetico ri­cavabile dalla differenza in altezza fra l'alta e la bassa marea); le correnti prodotte dalle maree o dai venti (energia cinetica ricavabile dal movi­mento orizzontale dell'acqua); il gradiente di sali­nità (là dove un fiume si getta in mare, le acque dolci si mescolano a quelle salate e la diversa sali­nità crea una differenza di pressione, cioè una po­tenziale fonte di energia); infine, la differenza di temperatura fra la superficie dell'oceano e le sue acque profonde, da cui scaturisce energia termi­ca. La parola "differenza" ricorre ovunque perché il mare è per sua natura mutevole, incostante, ge­neratore di contrasti fisico-chimici: e perciò ap­punto, sorgente di energia. Per esempio: da solo, il gradiente di salinità avrebbe nel mondo un po­tenziale sfruttabile da 2000 Terawatt/ora per an­no (un Terawatt/ora equivale a un miliardo di kilowatt all'ora, ndr).

Nei calcoli dell'Iea, l'Agenzia inter­nazionale dell'Energia, l'uomo di oggi consuma in elettricità circa 15.400 Terawatt/ora per anno, e il 13% potrebbe essere "coperto" proprio dalle onde. La realtà è ov­viamente più modesta: i mari eu­ropei, nel 2006, hanno prodotto "appena" 550 Gigawatt/ora di elettricità (un Gigawatt equivale a un milione di kilowatt). Ma è mol­to, se comparato al niente di po­chi anni fa. Spiega Nathalie Rous­seau dell'"Agenzia Ocean Ener­gy", che a Bruxelles affianca la Ue in questi studi: "Secondo certe sti­me le correnti possono produrre nel mondo oltre 800 Terawatt/ora per anno; e il gradiente termico, 10 mila; e le maree, oltre 300... Insomma, un teso­ro da esplorare. E fra i Paesi con un potenziale molto alto di energia marina, c'è anche la vostra Italia con lo Stretto di Scilla". Se si considerano i progressi delle energie rinnovabili nei Paesi Ue, alla voce "oceano" appare per decenni uno zero, mentre la voce "vento" cresce del 19,9% all'anno. Ma nella proiezione 2010-2020, le voci si inverto­no: "vento", 8,5%, "oceano" 17,5%.

In America, si progetta di ancorare dei "muli­ni " in mare davanti alle coste della Florida, o vici­no al ponte Golden Gate di San Francisco. E sono stati stanziati 3 milioni di dollari per calare verso la foce dell'East River di New York, in 10 anni, 300 turbine che riscalderanno migliaia di case, sfruttando le correnti del fiume e del mare. Nella Ue, invece, si contano 60 progetti attivi o pianifi­cati: boe gigantesche, dighe galleggianti, rotori computerizzati, c'è un po’ di tutto. E tutto nell'ac­qua. Francia e Inghilterra, che hanno maree di 10 metri, sono in testa. Ma c'è anche il portoghese "Pelamis", che fornirà energia a duemila fami­glie: un serpentone composto da cilindri, che bal­lando sulle onde attivano dei generatori. O il cen­tro sperimentale "Billia Croo", in Scozia, dove si studiano cavalloni alti 12 metri e correnti da 4 me­tri al secondo. C'è la "Fattoria delle Onde" in Cor­novaglia. E "SeaGen", in Irlanda del Nord, siste­ma di turbine che riscalda mille case. E il "Drago­ne delle onde", in Danimarca. Ancora in Danimar­ca, si sperimenta una centrale galleggiante chia­mata "Poseidon". Come il dio greco del mare: cui venivano attribuite 42 amanti, proprio per la sua energia inesausta. Anzi, rinnovabile.

Luigi Offeddu

04 maggio 2009

 

 

 

 

Permetterà di dare corrente a 2000 famiglie

Portogallo: ora l'elettricità arriva dalle onde

E' nata nei pressi di Agucadoura la prima centrale elettrica alimentata dal movimento del mare

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LISBONA (PORTOGALLO) - Fino ad oggi erano conosciute come il regno dei surfisti europei che nelle stagioni calde arrivano da ogni angolo del Vecchio Continente alla ricerca di emozionanti e favolose onde. Ma da questa settimana le coste portoghesi saranno famose anche per un altro motivo: esse ospiteranno il primo impianto di energia elettrica prodotta dal movimento delle onde marine. L'impianto è stato realizzato a qualche miglio dalla costa di Agucadoura, nel nord del paese lusitano ed è dotato di tre macchinari, i Pelamis P-750, noti anche come "i serpentoni marini": queste apparecchiature di forma cilindrica e lunghe circa cento metri sono ancorate al fondale in modo da permettere il rollio e il beccheggio. Il movimento delle onde mette in funzione dei motori che generano energia elettrica.

LA PRODUZIONE DI ENERGIA - Secondo gli esperti la nuova centrale, che è stata costruita dalla società scozzese Ocean Power Delivery (Opd), soddisferà i bisogni di quasi 2000 famiglie e dovrebbe essere davvero salutare per l’ambiente: ogni anno circa 6 mila tonnellate di anidride carbonica non saranno immesse nell'atmosfera . L'inaugurazione dell'impianto doveva avvenire mercoledì scorso, ma il cattivo tempo non ha permesso che la cerimonia si svolgesse. All'inizio si prevedeva una centrale elettrica dotata di almeno 30 Pelamis, ma numerosi ostacoli hanno fermato quest'ambizioso progetto. Tuttavia la società scozzese ha garantito che se l’impianto manterrà le sue promesse, esso sarà dotato in un futuro di un centinaio di Pelamis che dovrebbero produrre 500 megawatt di elettricità portando luce ed energia in almeno 350.000 case.

COSTI - Max Carcas, direttore della "Pelamis Wave Power", la società che produce gli omonimi macchinari che trasformano la forza delle onde in energia elettrica, afferma che in futuro saranno chiari i benefici di questa nuova tecnologia: "I costi diminuiscono del 15% ogni qual volta in un impianto sono aggiunti due Pelamis". Teresa Pontes, membro de "l'Istituto nazionale dell'energia, della Tecnologia e Innovazione" di Lisbona afferma che è troppo presto per dire se questi sistemi siano realmente efficaci in ogni parte del mondo. La Pontes infatti sottolinea che, grazie alla sua ideale posizione geografica, il Portogallo può ottenere buoni risultati nel campo dell'energia prodotta dalle onde del mare. Tuttavia, ribadisce che lo sviluppo di questa tecnologia è ancora agli albori: "Ci vorranno molto anni prima che essa maturi. Bisogna continuare le ricerche. Forse il miglior sistema non è stato ancora sviluppato. Se si pensa ai primi aeroplani, anche essi erano molto diversi rispetto a quello che usiamo oggi".

Francesco Tortora

01 ottobre 2007

 

 

 

 

Mapping available Ocean Thermal Energy Conversion resources around the main Hawaiian Islands with state-of-the-art tools

Gérard C. Nihous

Department of Ocean and Resources Engineering, University of Hawaii, 2540 Dole Street, Honolulu, Hawaii 96822, USA Map This map

(Received 15 January 2010; accepted 18 June 2010; published online 15 July 2010)

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* Abstract

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* Related Content

This paper aims to demonstrate how the evaluation of Ocean Thermal Energy Conversion (OTEC) resources can benefit from currently available high-resolution ocean models. The case of waters around the main Hawaiian Islands is presented because of its relevance to the future development of OTEC. OTEC resources are defined here by ocean temperature differences between water depths of 20 and 1000 m, with little loss of generality. Using state-of-the-art tools like the HYCOM+NCODA (1/12°) model affords the possibility to track changes on a daily basis over a wide area (e.g., 17 °N to 24 °N and 153 °W to 162 °W). An examination of numerical data over a time period of 2 years reveals interesting geographical patterns. It is found that average OTEC temperature differences are consistently higher (by about 1 °C) west of the islands, whereas the amplitude of the yearly cycle globally decreases from north to south as expected. Better OTEC resources in the lee of the islands are attributed to the narrow eastward-flowing Hawaiian Lee Counter Current. All other things being equal, a change of 1 °C in the resource typically would amount to a 15% variation in net OTEC power output.

© 2010 American Institute of Physics

REPUBBLICA

per l'articolo completo vai al sito Internet

http://www.repubblica.it/

2011-06-16

FONTI RINNOVABILI

Energia marina, l'Enea ci crede

presto la carta dei siti migliori

Due giorni di convegno a Roma per fare il punto sulle possibilità di sfruttare onde, maree e correnti. Gli scienziati sono già al lavoro per individuare le zone più adatte. "Potenziale enorme, una sfida da vincere" di VALERIO GUALERZI

Energia marina, l'Enea ci crede presto la carta dei siti migliori

ROMA - La data è stata scelta in tempi non sospetti, ma non poteva capitare meglio. Pochi giorni dopo il referendum che spinge l'Italia in maniera ancora più decisa a perseguire lo sviluppo delle fonti rinnovabili, scienziati, imprenditori e amministratori si riuniscono oggi e domani a Roma per valutare le "Prospettive di sviluppo dell'energia dal mare per la produzione elettrica in Italia". A convocare la due giorni di confronto è l'Enea, che da alcuni mesi grazie a un finanziamento di 500 mila euro ottenuto dal ministero dello Sviluppo economico attraverso i fondi raccolti in bolletta alla voce "Ricerca di sistema elettrico" sta mappando le acque del Mediterraneo a caccia delle zone più promettenti per produrre energia.

Rispetto a fonti più mature e consolidate come eolico, solare e biomasse, lo sfruttamento della forza di onde, correnti e maree avviene attualmente solo grazie a pochi prototipi, ma le potenzialità sono decisamente allettanti. "Il rapporto The Wave World & Tidal Market, stilato dalla società finanziaria Douglas-Westwood - rilevano dall'Enea - stima che tra il 2011 e il 2015 saranno installati nel mondo impianti che consentiranno di ricavare almeno 150 MW di energia elettrica dal moto ondoso e dalle correnti di marea. Secondo la ricerca il settore dell’energia dal mare godrà inoltre nei prossimi cinque anni di un volume di investimenti pari a 1,2 miliardi di dollari". Altre stime citate dall'Enea ricordano poi che "dal mare si possono ricavare tra i 20.000 e i 90.000 TWh/anno".

"Al momento - spiega Vincenzo Artale, responsabile dell'Unità Tecnica Modellistica Energica Ambientale - stiamo raccogliendo nuovi dati da inserire nei modelli che abbiamo messo a punto grazie a un'esperienza ventennale. Entro la fine dell'anno contiamo di consegnare a tutte le parti interessate una mappa dei siti che meglio si prestano alla realizzazione di impianti per la produzione di energia dalle correnti, dalle maree e dal moto ondoso. Oltre allo Stretto di Messina, dove sono già in corso da alcuni anni dei primi esperimenti, le zone che si presentano più interessanti sono sicuramente le coste tirreniche".

La due giorni di dibattito voluta dall'Enea è quindi un importante primo passo per far incontrare le diverse realtà scientifiche, tecnologiche e imprenditoriali che già operano in questo settore, mettendole a confronto con i responsabili della rete elettrica nazionale (Terna) e del Gestore dei servizi energetici (Gse).

"Le prime tecnologie per lo sfruttamento dell'energia marina - ricordano ancora dall'Enea - risalgono agli anni '70. L'esperienza italiana è sicuramente più recente ma non meno importante. Il progetto Enermar è il primo prototipo di una turbina marina ad asse verticale denominata Kobold 1, installata nello Stretto di Messina. Inoltre, grazie a un brevetto italiano, in ulteriore via di sviluppo, di una diga a cassoni denominata Rewec3 (Reasonant Wave Energy Converter), è stato realizzato un dispositivo avanzato per lo sfruttamento dell'energia ondosa".

"Esperienza, tecnologia e soprattutto migliaia di chilometri di coste: abbiamo tutto ciò che ci serve per vincere questa sfida", dice ancora Artale. "Il nucleare - aggiunge - in Italia praticamente non c'è mai stato e ora sappiamo che non ci sarà mai più, per questo dobbiamo cercare l'energia ovunque, a cominciare dal mare. Ma anziché pensare a nuove trivellazioni ed esplorazioni a caccia di gas e petrolio, diamoci da fare per catturare la forza del Mediterraneo. Le possibilità sono moltissime e dalle piattaforme integrate ai frangifrutti, le possibilità di catturare onde, maree e correnti con sistemi integrati poco invasivi sono moltissime".

(16 giugno 2011)

 

 

 

 

2011-05-02

PNR Presi Nella Rete

Di Riccardo Staglinò

Nucleare, il lungo addio è iniziato

A 25 anni da Chernobil e dopo un mese e mezzo da Fukushima è uscito il World Nuclear Industry Status Report 2010-2011. L’ha curato Mycle Schneider, uno dei massimi esperti al mondo, che avevo intervistato qualche tempo fa riguardo ai problemi della centrale finlandese di Olkiluoto.

In breve le novità del rapporto, che sembrano testimoniare che il "lungo addio" al nucleare è iniziato, sono:

Negli Stati Uniti la quota di nuovi impianti per le energie rinnovabili è passata dal 2% del 2004 al 55% del 2009. Mentre nessuna nuova centrale è stata costruita nel corso del 2010.

Per la prima volta la capacità complessiva di turbine eoliche, biomassa, waste-to-energy (inceneritori, gassificatori, etc) e pannelli solari nel mondo ha sorpassato quella degli impianti nucleari. E gli investimenti sulle rinnovabili nel 2010 supereranno i 243 miliardi di dollari.

Al primo aprile 2011 c’erano 437 reattori nucleari funzionanti nel mondo, 7 in meno che nel 2002. Tra 2009 e 2010 ne sono stati chiusi 11.

Nel 2009 le centrali nucleari hanno generato 2.558 Terawatt-ore di elettricità, ovvero il 2% in meno che l’anno precedente. È la quarta riduzione di fila nella produzione.

 

 

2010-12-30

FOTOVOLTAICO

Guerra Romani-Prestigiacomo

"Quella matta mi fa incazzare"

Davanti a una platea di imprenditori brianzoli il ministro dello Sviluppo attacca la collega dell'Ambiente per i ritardi nel nuovo decreto sugli incentivi. "Vorrebbe l'autocertificazione, ma l'Italia non è tutta come la Lombardia". Replica risentita del Pdl La Loggia di VALERIO GUALERZI

Guerra Romani-Prestigiacomo "Quella matta mi fa incazzare"

ROMA - Le agenzie di stampa, dando conto ieri dell'ennesimo rinvio nell'approvazione del decreto sul quarto conto energia, parlavano eufemisticamente di "contrasti" tra il ministro dello Sviluppo Economico Paolo Romani e quello dell'Ambiente Stefania Prestigiacomo. La realtà, come testimonia il video in esclusiva su Repubblica.it dell'intervento svolto da Romani a un convegno sulle "prospettive di sviluppo per le aziende brianzole" organizzato a Giussano dal mobilifico Tissettanta, è che tra i due membri del governo è in atto una battaglia feroce.

GUARDA IL VIDEO (esclusiva Repubblica.it) 1

Illustrando alla platea il motivo del contendere tra i due dicasteri, il titolare dello Sviluppo Economico non usa certo giri di parole per fotografare la situazione. "Se quella matta della Prestigiacomo non mi fa incazzare ancora oggi...Lo dico perché sono un po' arrabbiato, veramente, non ci ho dormito la notte...", afferma Romani alzando il tono della voce.

Il varo del quarto conto energia si è reso necessario nel marzo scorso, quando, a sorpresa, ad appena poche settimane dall'entrata in vigore del nuovo regime di incentivazione per il fotovoltaico, Romani ha fatto licenziare da Palazzo Chigi il decreto "

ammazza rinnovabili 2" che ha rimesso tutto in discussione. Il vecchio sistema di aiuti all'energia solare cessa quindi di avere validità a fine maggio, mentre a stabilire le regole per il futuro dovrebbe essere appunto un nuovo provvedimento. Romani, seguito a ruota dalla Prestigiacomo, dopo una clamorosa ondata di proteste 3 e prese di posizione, aveva promesso quanto meno che i tempi sarebbero stati brevi per evitare di lasciare nell'incertezza un settore produttivo che calcolando anche l'indotto conta oggi su oltre 100 mila addetti. "Sarà pronto entro il 20 marzo", aveva garantito.

In realtà, ad oggi, il quarto conto energia è ancora nel cassetto e le bozze discusse sin qui continuano a suscitare critiche e disappunto da parte sia delle Regioni 4 che delle associazioni di categoria. I motivi dei ritardi sono naturalmente molti e l'incentivazione delle energie rinnovabili non è certo una priorità di questo governo, ma ad un'ostilità di fondo si è aggiunta ora anche una profonda rottura tra i due ministri competenti.

A spiegare il motivo dello scontro è stato lo stesso Romani nel suo intervento al convegno di Tisettanta. Davanti alla prospettiva di riduzioni graduali nell'incentivazione del fotovoltaico, il ministero dello Sviluppo Economico pretende che il calcolo per il tipo di tariffa a cui si ha diritto venga calcolata in base alla data di allaccio alla rete. Di contro, spiega ancora Romani riferendosi alla Prestigiacomo, "qualche estremista vorrebbe che l'incentivo venisse fermato al momento in cui io mi autocertifico la conclusione dei lavori". "Mi stanno rompendo le palle", aggiunge poco dopo. Una posizione, quella del MSE, in teoria sensata, ma che non tiene conto del fatto che gli imprenditori onesti rischiano di vedere messo a repentaglio dai ritardi della burocrazia necessaria all'allaccio in rete anche un investimento fatto nei tempi giusti.

Un problema che evidentemente per Romani non esiste, mentre apparentemente la priorità è scongiurare le false dichiarazioni di fine lavori. "Dell'autocertificazione consentitemi di dubitarne, non in Lombardia per l'amor di Dio, ma in qualche altra parte d'Italia qualche dubbio sull'autocertificazione ce l'ho...", dice il ministro alla platea brianzola senza nascondere un certo razzismo verso il Mezzogiorno. Parole poco edificanti per un ministro della Repubblica, che assumomo un valore ancor più grave perché lasciano spazio a congetture sull'esistenza di qualche sospetto sulla posizione della Prestigiacomo visto che probabilmente tra le "altre parti d'Italia" accennate da Romani c'è proprio la Sicilia, terra d'origine e collegio elettorale della collega dell'Ambiente.

Le scuse di Romani. Dallo staff del ministro si fa sapere che quelle utilizzate da Romani sono "espressioni colorite", visto che i rapporti fra i due colleghi "sono ottimi". Non si tratta quindi "assolutamente di un attacco personale". Poi, in serata, si sente in dovere di intervenire lo stesso ministro. "Si tratta - si difende - di dichiarazioni estrapolate da un contesto conviviale, derivate dall'intenso e aperto confronto sul decreto per il fotovoltaico con il ministro Prestigiacomo. Sono rammaricato per quanto accaduto e, soprattutto, per la conseguente strumentalizzazione mediatica da parte di alcuni. Non viene messa in discussione in alcun modo la stima, personale e professionale, che ho nei confronti del ministro Prestigiacomo".

Le reazioni. Scuse che non sono bastate però a placare la bufera. Lo sfogo del ministro è commentato con durezza non solo dall'opposizione, ma dalla stessa maggioranza. "Sono stupefatto e incredulo - replica il parlamentare siciliano del Pdl Enrico La Loggia - Se venissero confermate le parole di Romani ci troveremmo nell'inaccettabile situazione di distinguere gli imprenditori onesti o disonesti a seconda della regione di appartenenza".

Critiche anche dal Pd e da Idv. "Ancora una volta sono divisi su tutto: l'ennesima lite di ordinaria follia del governo, che oggi vede un furibondo ministro Romani scatenarsi contro la collega Prestigiacomo, altro non fa che aggravare i problemi di un Paese che ormai è sempre più senza guida in nessun settore", dice la responsabile Ambiente dei democratici Stella Bianchi. "Quella di Romani e Prestigiacomo - prosegue - è una divisione molto grave perché mette a rischio centomila lavoratori in un settore strategico per il futuro del Paese, che era cresciuto nonostante la crisi per poi essere paralizzato dal decreto Romani". Rincara la dose Antonio Borghesi, dell'Idv: "Ormai siamo agli stracci in faccia su tutto, dalla Libia alle rinnovabili. La lite odierna tra il è l'immagine perfetta di un governo e di una maggioranza che non esistono più, lacerati e spaccati su tutto e incapaci di trovare il bandolo della matassa in qualsiasi settore".

(30 aprile 2011)

 

Tremonti alias Terminator

Tremonti alias Terminator Giulio Tremonti

Giulio Tremonti dice di non essere un complottista. E c'è da credergli. Giulio Tremonti taglia il ramo - politicamente parlando - in cui è seduto il suo avversario e lo lascia cadere. Punto. Non fa complotti. Basta pensare al malcapitato Sandro Bondi. Oppure all'incredula Maria Stella Gelmini che ha scoperto seduta sulla poltrona di Ballarò i prossimi tagli lineari che colpiranno la scuola e che sono già stati scolpiti nel Documento di economia e finanza. Tremonti è fatto così: lui è Terminator. Renato Brunetta si era autodefinito il "più amato dagli italiani", ma la sua rivoluzione annunciata della pubblica amministrazione si è trasformata in una riformicchia, il massimo che poteva tollerare il superministro che siede sulla poltrona di Quintino Sella. L'ultima vittima di Terminator si chiama Paolo Romani, convinto fino a qualche tempo fa di essere il ministro dello Sviluppo economico. Ora però caduto in una profonda crisi di identità. Giovedì prossimo - sempre che Tremonti-Terminator non si metta a fare i capricci - il governo dovrebbe varare il cosiddetto Decreto Sviluppo.

Poca roba, sia chiaro. Ma che in un provvedimento pomposamente definito per lo Sviluppo non ci sia sostanzialmente nulla prodotto dal presunto ministro titolare della materia è davvero singolare. Romani, uomo di strettissima osservanza berlusconiana, è inquieto. Non sa come reagire dopo essere stato avvisato all'ultimo momento dell'intesa con

le associazioni imprenditoriali sulla rete per le imprese ed essere arrivato all'appuntamento di Palazzo Chigi ancora con l'affanno.

Intanto Roberto Calderoli, leghista doc, sta preparando il pacchetto sulle semplificazioni condiviso da Giulio-Terminator. Questa è la politica industriale che vuole il fiscalista di Sondrio finito al tappeto, con l'Opa lanciata dai francesi di Lactalis su Parmalat, appena ha provato a giocare su uno scacchiere un po' più grande avendo in mente, però, gli interessi dei lattai padani. A Romani - va detto - Tremonti ha lasciato generosamente la scena quando si è trattato di annunciare il goffo - se non fosse che porta con sé anche il furto dei referendum - dietrofront sul nucleare. Parola che il Superministro evita di pronunciare da mesi.

Invece, giovedì pomeriggio dopo il previsto Consiglio dei ministri, Tremonti sarà quasi costretto a pronunciare la parola precarietà (che al collega Maurizio Sacconi fa invece venire l'orticaria) quando insieme a Susanna Camusso presenterà il libro, appunto sulla precarietà, della piddina Marianna Madia. Sarà una coincidenza, ma giovedì è la vigilia dello sciopero generale della Cgil quello che il governo intero (insieme alla Cisl e alla Uil) definirà politico e del tutto inutile. Ma una coincidenza tira l'altra. E giovedì è anche la vigilia della due giorni a Bergamo della Piccola industria di Confindustria che si concluderà con le Assise nazionali degli industriali alla Fiera. Emma Marcegaglia punta al bagno di folla (sono previsti almeno tremila imprenditori) per recuperare consenso al suo interno e ridare orgoglio agli industriali abbandonati dal governo amico. Tremonti sfodererà il "pacchetto Sviluppo" e Berlusconi lo presenterà con la gran cassa dei media, soprattutto di famiglia. La protesta della Marcegaglia avrà qualche argomento in meno e molte frecce bagnate. Romani continuerà a chiedersi cosa ci sta a fare. E Terminator comincerà a pensare alla prossima vittima. Ma chi c'è rimasto? Berlusconi?

(30 aprile 2011)

 

2011-04-12

UNIONE EUROPEA

"Una rete elettrica intelligente"

Meno consumi, si vive meglio

Il Commissario Ue all'Energia Oettinger, in occasione della Settimana dell'energia sostenibile inaugurata a Bruxelles, scommette su una rivoluzione infrastrutturale per abbattere i consumi, ridurre le emissioni di anidride carbonica, creare occupazione e favorire la competitività delle imprese: "Dobbiamo agire subito" dal nostro inviato VALERZIO GUALERZI

"Una rete elettrica intelligente" Meno consumi, si vive meglio Guenther Oettinger

BRUXELLES - Bisogna rendere la rete elettrica europea intelligente in tempi strettissimi realizzando una rivoluzione infrastrutturale in grado di abbattere i consumi, ridurre le emissioni di anidride carbonica, creare occupazione e favorire la competitività delle imprese. E' questa la nuova scommessa a cavallo tra economia e ambiente lanciata dalla Commissione Ue in occasione della Settimana dell'energia sostenibile inaugurata questa mattina a Bruxelles. Il piano, illustrato dal commissario all'Energia Günther Oettinger, prevede una marcia a tappe forzate.

"Dobbiamo agire subito, non possiamo mancare di approfittare delle opportunità offerte dalla piena realizzazione di una smart grid", ha chiarito Oettinger. Il primo passo è la creazione di standard tecnici comuni già nel giro del 2012. Poi, nella tabella di marcia esposta dal Commissario, occorrerà capire come difendere i dati che viaggiano in rete, studiare un piano di incentivi agli investimenti, favorire un'ulteriore liberalizzazione del mercato e fornire sostegno alla ricerca e all'innovazione. Un piano ambizioso che Bruxelles è convinta vada però perseguito con la massima rapidità e il massimo impegno. "Mettendo insieme i progressi nel campo della information technology con un lavoro di network saremo in grado di far arrivare la corrente esattamente dove e quando serve al prezzo più basso", ha detto ancora Oettinger. Un flusso "intelligente" con ricadute positive in molti campi.

Se

un aspetto fondamentale della smart grid riguarda le grandi linee di distribuzione, che dovranno essere capaci di gestire al meglio il crescente apporto delle poco programmabili fonti rinnovabili, l'altro interessa più direttamente i consumatori, con l'introduzione dei cosiddetti "contatori intelligenti". "Daranno alle persone un grosso incentivo a risparmiare energia e quindi denaro - ha ricordato ancora il commissario - Sapere come e quanto consumiamo avvicinerà l'approccio nei confronti dell'energia a quello che iniziamo ad avere verso la benzina, con grandi benefici. Alcune stime ci indicano che lo sviluppo di smart grid può portare a una riduzione nei consumi delle famiglie fino al 10%, mentre in alcuni progetti piloti avviato nel Regno Unito i risparmi hanno toccato anche quote del 40%".

Consumare meno permetterebbe quindi di centrare senza affanni l'obiettivo del miglioramento dell'efficienza energetica del 20% entro il 2020, target che Oettinger definisce "di gran lunga il più impegnativo" tra quelli fissati dalla direttiva europea del 20-20-20. Se raggiunto, quest'ultimo nei conteggi della Commissione, porterebbe però automaticamente anche a un miglioramento nel taglio delle emissioni di gas serra dal previsto -20% a un più ambizioso -25%. Successi che in termini di cifre e percentuali a cittadini e consumatori possono sembrare astratti, ma che si traducono in realtà in vantaggi molto concreti. Secondo i dati presentati in occasione dell'apertura della Settimana dell'energia sostenibile, una maratona di oltre 700 eventi e manifestazioni all'insegna dell'efficienza e dello sviluppo delle fonti rinnovabili in tutti gli Stati membri dell'Unione, adeguate politiche sarebbero in grado di far risparmiare ogni anno circa 1000 euro a famiglia, migliorando la competitività del sistema industriale europeo con la creazione di 2 milioni di posti di lavoro.

Insomma Bruxelles, incalzata oltre che dalle consolidate preoccupazioni per i cambiamenti climatici anche dalla catastrofe nucleare in Giappone e dalla crisi politica che sta sconvolgendo molti paesi produttori di petrolio, lancia l'ennesima sfida di modernizzazione e sostenibilità. L'Italia questa volta potrebbe non essere costretta però a inseguire il gruppo di testa come di consueto. Una volta tanto, con circa 20 milioni di contatori elettronici già installati nelle sace delle italiani (anche se non ancora tarati al pieno delle loro funzionalità), siamo infatti all'avanguardia.

(12 aprile 2011)

 

 

2011-01-12

ENERGIA RINNOVABILE

Investimenti record nel 2010

grazie a Cina e micro impianti

L'ultimo rapporto di Bloomberg fotografa la travolgente ascesa delle fonti verdi. Nell'anno appena trascorso hanno attratto 243 miliardi di dollari, +30% rispetto al 2009. "Risultati spettacolari, un'ottima notizia per il clima" di VALERIO GUALERZI

Investimenti record nel 2010 grazie a Cina e micro impianti

CINQUE volte la cifra del 2004, il doppio del 2006 e un +30% rispetto al 2009. Con un totale di 243 miliardi di dollari investiti nel 2010, la corsa mondiale all'energia rinnovabile sembra non conoscere ostacoli. A certificare il nuovo record toccato nel corso dell'anno appena chiuso è l'ultimo rapporto 1 di Bloomberg New Energy Finance. "Si tratta di un risultato spettacolare - si entusiasma il direttore generale dell'agenzia Michael Liebreich - il precedente record di investimenti è stato battuto con un netto margine di 50 miliardi di dollari". "Un dato - prosegue - che va a sbattere dritto in faccia allo scetticismo sul settore dell'energia pulita" e alle tante difficoltà dell'anno passato: dai "dubbi sulla sostenibilità degli incentivi europei, al fallimento dell'amministrazione Obama a legiferare in materia, fino alle crescenti e infondate perplessità sulla gravità dei cambiamenti climatici".

Il rapporto di Bloomberg entra anche nel dettaglio geografico del flusso del denaro e delle sue destinazioni settoriali. "A trainare i nuovi investimenti - si legge - sono state la crescita delle attività in Cina e i settori europei dell'eolico offshore e del piccolo fotovoltaico". Il dato più soprendente e carico di ripercussioni sulle tendenze di lungo termine è proprio quest'ultimo. Bloomberg rileva infatti come gli investimenti in centrali di piccole dimensioni per la produzione distribuita di energia

sono cresciuti del 91% in un anno, toccando quota 59,6 miliardi di dollari. "A dominare questo settore - precisa il rapporto - sono state in particolare le installazioni di pannelli fotovoltaici sui tetti e altri impianti di piccola taglia soprattutto in Germania, ma anche negli Stati Uniti, nella Repubblica Ceca e in Italia".

Una tendenza che è quanto di più lontano possa esistere dal gigantismo delle maxi centrali, in particolare nucleari, e che sembra dare credito al sogno di chi, come lo scomparso Hermann Scheer 2, lega lo sviluppo delle rinnovabili a quello della democrazia attraverso l'abbattimento dei monopoli energetici. "Stiamo osservando con particolare entusiasmo quanto sta accadendo alla generazione distribuita - dice ancora Liebreich - la sua crescita straordinaria lo scorso anno ci ha sorpreso e dobbiamo capire cosa accadrà ora con la riduzione delle tariffe incentivanti per il solare in Germania".

Per quanto gli investimenti destinati ai piccoli impianti contino ormai per un sesto del totale, a fare la parte del leone sono ancora i grandi progetti messi in campo nell'eolico, in particolare in Cina (sulla terraferma) e in Europa (al largo del Mare del Nord). L'altro fattore che si impone all'attenzione del rapporto Bloomberg riguarda proprio l'Asia e soprattutto Pechino. Con 51,1 miliardi di dollari investiti nel 2010, un +30% rispetto al 2009, la Cina è ora la nazione regina nelle rinnovabili. Una spinta che ha trascinato con sé un intero continente. La cifra totale degli invetimenti in energia verde in Asia e Oceania ha superato infatti quello messo in campo dalle Americhe e si sta avvicinando sempre più alla leadership europea. Altra notizia molto positiva che emerge dallo studio è il record di investimenti destinati alla ricerca e allo sviluppo di nuove tecnologie, passati dai 15,8 miliardi di dollari del 2009 ai 21 dello scorso anno.

"Per anni - ricorda Liebreich - ci siamo ripetuti che per raggiungere il picco delle emissioni di anidride carbonica nel 2020 e poi iniziare a ridurle occorrono investimenti per 500 miliardi di dollari l'anno in energia pulita. Quello che ci dicono i nuovi dati - conclude - è che siamo a metà strada e si tratta di un'ottima notizia".

(12 gennaio 2011)

 

 

 

2010-09-13

TECNOLOGIA

Invenzioni eco-sensibili

è il green tech italiano

Frigoriferi intelligenti che "dialogano" con la rete elettrica, turbine per sfruttare l'energia delle maree, sistemi solari termodinamici: viaggio nell hi-tech verde italiano. Che, quasi sottovoce, esportiamo in tutto il mondo di VALERIO GUALERZI

Invenzioni eco-sensibili è il green tech italiano

SE CERCATE un po' di futuro, provate a guardare nel frigo. Potreste scoprire che non solo è meno peggio di quanto siamo soliti immaginarlo, ma potrebbe persino parlare italiano. Anche in quello che viene puntualmente fotografato come un paese con lo sguardo rivolto all'indietro, riescono infatti a farsi strada eccellenze nelle nuove tecnologie amiche dell'ambiente che il mondo ci invida. Una delle più affascinanti riguarda proprio l'elettrodomestico che abbiamo tutti in casa, destinato a trasformarsi da semplice apparecchio per conservare il cibo in una "creatura" intelligente in grado di dialogare con la rete elettrica.

Il primo esperimento a livello mondiale per testare le potenzialità di questa idea è in corso dall'inizio dell'anno in Gran Bretagna dove la NPower, la seconda utility per importanza nel Regno Unito, ha deciso di capire se è possibile gestire meglio la domanda di elettricità già prodotta piuttosto che costruire nuove centrali. Per farlo si è rivolta all'italiana Indesit, ritenuta la più adatta a fornire frigoriferi dotati di tecnologia Ddc, un sistema per gestire l'equilibrio dinamico tra l'energia generata e l'energia utilizzata.

"Trecento famiglie inglesi hanno in casa gratuitamente questi particolari frigoriferi", spiega Adriano Mencarini, direttore Innovazione e Digital Design di Indesit 1. "Gli elettrodomestici tengono sotto controllo la frequenza di rete e adeguano le proprie esigenze energetiche, riducendo o ritardando automaticamente i consumi nei momenti di picco di richiesta". Un "cambio di marce" che avviene ovviamente sempre senza mettere a repentaglio la conservazione della giusta temperatura. "Merito di un algoritmo ideato al Mit di Boston e commercializzato dalla società britannica RLTec che noi - precisa orgoglioso Mencarini - siamo stati capaci di perfezionare e adattare ai nostri prodotti".

Se come tutto lascia sperare l'esperimento britannico darà risultati positivi, è facile immaginare i vantaggi competitivi che avrà Indesit sul mercato mondiale. Un successo che non è arrivato per caso, ma attraverso una tenace politica di attenzione alla ricerca e allo sviluppo, strategia che difficilmente delude. Per trovare un altro caso emblematico basta infatti spostarsi da Fabriano, varcare il confine con l'Umbria, e arrivare a Massa Martana, sede della Angelantoni. L'azienda nel 2004 si è aggiudicata la gara per produrre i tubi ricevitori per centrali solari termodinamiche progettati dall'Enea durante la gestione del premio Nobel Carlo Rubbia. A differenza del fotovoltaico, questo modo di sfruttare l'energia del sole prevede lunghe file di specchi a parabola che concentrano il calore su tubi al cui interno scorre olio che portato a temperature di circa 400 gradi trasforma l'acqua in vapore per alimentare delle comuni turbine. "Noi invece rivestiamo i tubi con uno speciale film che permette al ricevitore di arrivare fino a 550 gradi", racconta l'amministratore delegato Federica Angelantoni. "A questa temperatura - sottolinea - anziché l'olio è possibile usare i sali fusi, più sicuri, più sostenibili ambientalmente e in grado di conservare il calore più a lungo, permettendo alla centrale di funzionare anche per diverse ore dopo il tramonto del sole".

Questi speciali tubi hanno conosciuto il loro battesimo operativo qualche settimana fa nella centrale Enel di Priolo, ma hanno già convinto un colosso come la Siemens che si è precipitata ad acquisire il 45% della Archimede Solar Energy 2, la società controllata da Angelantoni che li fabbrica. Del resto, come ricorda Federica Angelantoni, "quello del solare termodinamico si annuncia come un mercato vastissimo e al momento la nostra maggiore preoccupazione è riuscire a realizzare il prima possibile il nuovo stabilimento in grado di produrre le quantità necessarie a soddisfare le richieste che già iniziano ad arrivarci".

Dalla forza del sole a quella del mare. Made in Italy saranno anche i primi tentativi di portare l'elettricità ai villaggi degli arcipelaghi di Indonesia e Filippine sfruttando l'energia delle correnti. Grazie ai coinvolgimento dell'Unido, l'agenzia delle Nazioni Unite per la Promozione Tecnologica e degli Investimenti, per ottobre è attesa l'inaugurazione dell'impianto di Lombok al quale ne seguirà un secondo nelle Filippine. In entrambi i casi sono state scelte le turbine ad asse verticale Kobold, realizzate dalla siciliana Ponte di Archimede 3 sulla base delle ricerche effettuate dal Dipartimento di Progettazione Aeronautica dell'Università degli Studi di Napoli Federico II. "Ma di nomi di nuove imprese che stanno portando all'estero la conoscenza italiana nel campo dell'innovazione ambientale - dice Arturo Lorenzoni, direttore di ricerca dello Iefe della Bocconi - se ne potrebbero fare molti altri: Santerno, Bonfiglioli, Saip, Baccini. Purtroppo sono semi che fanno fatica a germogliare in un terreno che la politica non coltiva come dovrebbe, creando reti e servizi per farli crescere aggregandosi e facendo sistema".

(09 settembre 2010)

 

 

 

 

2010-08-16

Ecco perché al Polo Sud

i ghiacci resistono

Studiosi americani provano a dare una risposta a uno dei maggiori paradossi climatici del pianeta: mentre nella regione artica i ghiacciai si riducono, in Antartide l'aumento della temperatura provoca evaporazione marina e maggiori nevicate. Ma il fenomeno non è destinato a durare di LUIGI BIGNAMI

Ecco perché al Polo Sud i ghiacci resistono

C'è un paradosso climatico sul nostro pianeta che stentava a trovare una spiegazione. Ma ora ci sono riusciti ricercatori del Georgia Insitute of Technology, il cui lavoro è stato pubblicato su Proceedings of the National Academy of Science. Il paradosso consistente in questo: l'aumento della temperatura terrestre sta facendo sciogliere i ghiacci del Polo Nord ad una velocità tale che ogni 10 anni essi diminuiscono del 10% la loro superficie. In questi giorni ad esempio, essi si estendono per 8,39 milioni di chilometri quadrati, ossia 1,71 milioni di chilometri quadrati al di sotto della media dell'area misurata tra il 1979 e il 2000. E si estendono per soli 260.000 kmq in più rispetto al 2007, anno in cui si ebbe il minimo assoluto. Secondo gli esperti del National Snow and Ice Data Center degli Stati Uniti non si è arrivati ai valori di due anni fa solo perché da settimane il Polo Nord è interessato a bufere, tempo nuvoloso e temperature relativamente fredde che rallentano il tasso di scioglimento giornaliero (si aggira attorno ai 77.000 kmq al giorno).

Al contrario invece, i ghiacci del Polo Sud stanno aumentando di circa l'1% per decade, anche se non in modo omogeneo (i ghiacci della Penisola Antartica infatti, vedono una diminuzione della loro estensione). Come è possibile una così diversa situazione? Risulta facile infatti, spiegare perché i ghiacci del Polo Nord si sciolgono così velocemente: l'aumento della temperatura terrestre infatti, nella regione artica, in questi anni ha toccato valori di 4°C sopra le medie dell'ultimo secolo. Mentre non è chiaro perché al Polo sud oltre a non esserci una diminuzione dell'estensione glaciale c'è addirittura un loro aumento. E c'è da chiedersi se questo fenomeno continuerà in futuro.

Ecco la risposta di Jiping Liu, un ricercatore del Georgia Insitute of Technology: "Attualmente, con il crescere della temperatura terrestre si determina, tra l'altro, un aumento dell'evaporazione dei mari che circondano l'Antartide. Il vapore acqueo si trasforma in neve che precipita sul continente antartico e la quantità di tali precipitazioni produce un aumento di ghiaccio che è superiore a quello che viene sciolto al di sotto delle lingue glaciali che dalla calotta antartica arrivano in mare, in seguito all'aumento di temperatura di quest'ultimo.

Altri ricercatori inoltre, avevano avanzato anche l'ipotesi che il buco dell'ozono abbia creato una circolazione di venti molto freddi che tengono l'Antartide ad una temperatura assai bassa, tale che l'aumento della temperatura globale del pianeta non riesce ad interessare il continente.

Ma la situazione tenderà a mutare velocemente. "Prendendo come riferimento i modelli climatici che indicano un aumento dell'anidride carbonica nell'atmosfera ancora per l'attuale secolo - piega Liu- ben presto lo scioglimento dei ghiacci da parte dell'acqua oceanica sopravarrà la quantità di neve che cadrà sulla calotta antartica, anche perché le temperature potrebbero portare una notevole quantità di precipitazione piovose anche sui bracci di ghiaccio che arrivano in mare". E a questo c'è da aggiungere un altro fattore: la diminuzione del buco dell'ozono determinerà un aumento della temperatura che sarà causa di uno scioglimento anche dei ghiacci che appoggiano sul continente. Queste situazioni, che potrebbe avverarsi nell'arco di pochi decenni, porteranno ad un'inversione della tendenza dei ghiacci antartici a crescere e dunque a una situazione che verrà a pareggiarsi con quella del Polo Nord.

(16 agosto 2010)

 

 

 

 

2010-08-12

LA RICERCA

Creare idrogeno dall'acqua

"Il segreto dell'energia pulita"

Un'équipe italiana mette a punto degli elettrodi composti da nanotubi di carbonio in grado di generare un processo di "fotosintesi artificiale". "Chiave di volta per convertire il mondo alle fonti rinnovabili al posto dei combustibili fossili" di ELENA DUSI

Creare idrogeno dall'acqua "Il segreto dell'energia pulita"

Basterebbe fare come le foglie. Per ottenere energia pulita, una strada è cercare di riprodurre quel processo di fotosintesi che fornisce alle piante zucchero e ossigeno partendo da ingredienti abbondanti come acqua e luce. Il fenomeno si svolge sotto ai nostri occhi tutti i giorni dall'alba al tramonto. Eppure è talmente complesso dal punto di vista chimico da non essere mai stato capito fino in fondo, né riprodotto in maniera efficiente dall'uomo.

Un gruppo di ricercatori italiani ha appena mosso un passo avanti verso questa "pietra filosofale" dell'energia pulita. L'équipe delle università di Trieste, Padova e Bologna e del Cnr di Padova ha descritto su Nature Chemistry come realizzare un catalizzatore per facilitare la scissione delle molecole d'acqua in ossigeno e idrogeno: quest'ultimo utilizzabile come fonte di energia per i motori.

La molecola di H2O, spiegano Maurizio Prato e Marcella Bonchio, coordinatori dello studio, "si forma dal punto di vista chimico facendo reagire idrogeno e ossigeno, in un processo che produce grandi quantità di energia ed è alla base delle celle a combustibile. Ma la reazione inversa, ovvero la scissione della molecola di acqua per generare idrogeno, un combustibile pulito, resta oggi uno degli obiettivi più ambiziosi della ricerca".

Gli elettrodi realizzati in Italia, spiega ancora Prato "sono fatti con nanotubi di carbonio e possono generare idrogeno in modo continuo dall'acqua, anche del mare". Perché il processo della "fotosintesi artificiale" sia completo, mancano ancora alcune tappe da mettere a punto. Ma alla fine, continua Prato, "nel nostro sistema si potrebbe usare acqua di mare, liberarla dall'ossigeno e ottenere idrogeno in grado di alimentare un motore". I nanotubi hanno un diametro esterno di 25 nanometri, o milionesimi di millimetro.

In natura, per superare l'alto livello di energia necessario a spezzare le molecole d'acqua, le alghe e le foglie usano un enzima che si chiama PsII (o Photosystem II). La sua architettura è tanto complessa da non essere imitabile per l'uomo. Quello che il nanotubo di carbonio italiano spera di ottenere è proprio superare questo collo di bottiglia e consentire lo splitting (la divisione di una molecola di H2O in idrogeno da un lato e ossigeno dall'altro) senza bisogno di raggiungere quote elevate di energia: dunque a temperature basse e costi ragionevoli.

"La scoperta del catalizzatore giusto è la chiave di volta per convertire il nostro mondo all'energia rinnovabile e pulita al posto dei combustibili fossili" spiega Prato. "Il catalizzatore che abbiamo realizzato ha un "cuore" dove avviene la reazione, grazie alla sinergia di quattro atomi di rutenio. Qui, atomi ed elettroni dell'acqua vengono trasferiti senza troppa fatica e dunque a bassa energia". I quattro atomi di metallo usati come catalizzatore sono ancorati ai nanotubi di carbonio che funzionano un po' come dei fili elettrici: su di essi infatti corrono gli elettroni che vengono liberati dalla reazione chimica.

Anche con il catalizzatore capace di favorire lo splitting, il motore ad acqua non è per il momento dietro l'angolo. Il "principio di tutte le cose" secondo Talete resta infatti una fonte continua di misteri per fisici e chimici, nonostante la sua abbondanza sul pianeta azzurro, la stabilità dei suoi legami fra gli atomi e la sua limpidezza.

(12 agosto 2010)

 

 

 

 

"Nucleare pericoloso

la Russia insegna"

Parla il direttore di Greenpeace: "Il fuoco non minaccia solo le centrali, ma anche gli impianti che trattano le scorie. Anche un black-out di pochi minuti porterebbe all'emergenza"

di ANTONIO CIANCIULLO

"Nucleare pericoloso la Russia insegna" Il sito russo di Mayak, dove vengono stoccate le scorie nucleari

Oltre alla minaccia terroristica, alla carenza di acqua dolce per il raffreddamento degli impianti e ai costi che s'impennano, per il nucleare arriva ora la grana incendi: lo scenario della Russia di questi giorni ci offre una nuova visione dei rischi legati alle centrali atomiche. Da una parte Chernobyl torna a manifestare i suoi effetti, dall'altra l'assedio delle fiamme attorno agli impianti nucleari rivela una minaccia finora poco considerata.

Come è possibile che, a distanza di 24 anni dalla catastrofe che ha distrutto il reattore ucraino, quella radioattività torni a essere un problema?

"I radionuclidi del cesio emesso nell'esplosione della centrale di Chernobyl si ridurranno a un millesimo solo fra tre secoli", risponde Giuseppe Onufrio, direttore di Greenpeace. "Oggi il 60 per cento di quella radioattività è ancora lì, nel terreno e nelle piante: il fumo degli incendi la rimette in circolazione, anche se con un effetto locale, a differenza di quanto avvenne nel 1986, quando la nube radioattiva si alzò per chilometri seminando il suo carico distruttivo in un'area enorme".

Quindi nel conto degli incendi russi dobbiamo mettere anche la contaminazione radioattiva?

" Una parte della nube di Chernobyl è stata rimessa in circolazione. E' un elemento che va ad aggravare un bilancio sanitario già critico, visto che si è parlato di un raddoppio della mortalità a Mosca a causa del fumo degli incendi. Sono aumentati in maniera consistente sia il particolato, creando problemi immediati alla respirazione, che elementi cancerogeni come il benzene".

Altri incendi minacciano le centrali nucleari.

"Non solo le centrali, anche gli altri impianti nucleari. Ad esempio quelli del centro atomico di Mayak, negli Urali, dove c'è un deposito a cielo aperto di scorie nucleari in cui sono stoccate 40 tonnellate di plutonio".

Qual è il rischio?

"Ci sono vari livelli di rischio. Supponiamo ad esempio che le fiamme colpiscano solo le linee esterne di trasmissione della corrente elettrica, i trasformatori. Ebbene la centrale si troverebbe isolata e si dovrebbe procedere a un arresto rapido del reattore, una procedura che comporta sempre una certa dose di rischio".

E' già successo?

"E' successo proprio a Mayak il 3 settembre del 2000. Per venti minuti fu interrotta la fornitura elettrica e lanciato il sistema di sicurezza basato su motori diesel. Quei motori erano in condizione di lavorare solo per 30 minuti, se il problema fosse durato più a lungo si sarebbe entrati in una situazione critica".

Un problema del genere potrebbe riguardare anche gli impianti che il governo Berlusconi vuole costruire in Italia?

"Nel nostro caso si parla di reattori epr per i quali è previsto un tetto di due minuti per circoscrivere un incendio. Quando guardiamo quello che sta succedendo in Russia e pensiamo che con i cambiamenti climatici andrà sempre peggio...."

(11 agosto 2010)

 

 

2010-07-17

Rinnovabili boom nel 2009

coperti i consumi casalinghi

Secondo l'ufficio studi della Confartigianato la produzione 'verde' è salita: lo scorso anno ha fatto segnare un più 19,2% rispetto al 2008. Puglia al top per l'elettricità da solare

Rinnovabili boom nel 2009 coperti i consumi casalinghi

ROMA - La produzione complessiva da fonti rinnovabili nel 2009 è giunta a coprire l'intero (100,6%) consumo di energia elettrica delle famiglie italiane. Secondo l'ufficio studi della Confartigianato, nonostante la crisi che ha abbattuto la produzione 'tradizionale' dell'8,3%, la produzione 'verde' è salita: nel 2009 l'energia elettrica da fonti rinnovabili ha fatto segnare un più 19,2% rispetto al 2008, arrivando a un livello di produzione di 69.330 gigawattora (i consumi delle famiglie ammontano a 68.924 gigawattora). Nel 2008, la produzione 'verde' copriva fino all'85% dei consumi casalinghi.

Spetta alla Puglia il primato della maggior produzione di elettricità da solare, seguita da Lombardia, Emilia Romagna, Piemonte. Ed è sempre la Puglia la regione che lo scorso anno ha incrementato di più la produzione da impianti fotovoltaici, con 72 gigawattora in più, pari ad oltre un terzo dell'intera crescita (37,3%), seguita dalla Lombardia e dal Piemonte. Ma anche a livello internazionale la Puglia la fa da padrone e si leva lo sfizio di battere la Cina per potenza di impianti solari installati: 161 mw contro i 160 cinesi.

E' comunque l'Italia stessa ad occupare una posizione di primissimo piano sul fronte dei pannelli solari. Sulla base dei dati 2009 dell'European PhotoVoltaic Industry Association (Epia), il nostro Paese è il secondo mercato al mondo nel fotovoltaico con il 9,9% della potenza installata nell'anno, dietro alla Germania che da sola rappresenta il 51,6% del mercato mondiale.

In particolare il Mezzogiorno e il Centro-Nord ricoprono una posizione di rilievo nel mercato mondiale collocandosi, rispettivamente, al quarto e al sesto posto della classifica: i 422 Mw del Centro-Nord sono pari al 5,7% del mercato mondiale; i 289 Mw installati del Sud corrispondono al 3,9% e sono pari alla potenza installata in Francia, Spagna e Portogallo messi insieme.

Sempre secondo l'ufficio studi di Confartigianato, nel primo trimestre 2010 il settore delle imprese potenzialmente interessate alle fonti rinnovabili registra una crescita del 2,7%, più accentuata nel Mezzogiorno (+4,1%) e nel Centro (3,6%) mentre nel Nord la crescita è robusta ma con uno spunto minore (1,5%). Nel primi tre mesi in Italia vi sono poi 86.079 aziende (prevalentemente imprese di installazione di impianti elettrici in edifici o in altre opere di costruzione) potenzialmente interessate dalle fonti rinnovabili, con una stima di 332.293 occupati e una dimensione media per impresa di 3,9 addetti.

(17 luglio 2010)

 

 

 

 

2010-07-15

ENERGIA

Inaugurato a Priolo

il "solare di Archimede"

La centrale Enel si avvale di un'intuizione dello scienziato vissuto 23 secoli fa, attualizzata da Carlo Rubbia. L'impianto rimarrà in funzione anche di notte o con le nuvole. "Unico nel suo genere, punta di diamante del progresso" di VALERIO GUALERZI

Inaugurato a Priolo il "solare di Archimede" L'impianto di Priolo

Rispetto a 23 secoli fa il nemico è cambiato, ma il luogo e il modo per combatterlo è rimasto lo stesso. All'epoca c'erano i romani da tenere fuori Siracusa, ora va sconfitto il riscaldamento globale riducendo le emissioni di anidride carbonica. L'arma rimane però uguale: specchi per concentrare la forza del sole. La geniale intuizione che Archimede mise in pratica nel 212 a. C. per neutralizzare le navi nemiche è tornata oggi d'attualità a pochi chilometri dalla sua Siracusa con l'inaugurazione a Priolo della prima centrale italiana a solare termodinamico. Un impianto pilota (che non a caso porta il nome dell'antico saggio della Magna Grecia) dalla limitata capacità (circa 5 MW di potenza), ma tecnologicamente all'avanguardia, grazie alla capacità del premio Nobel Carlo Rubbia di attualizzare l'intuizione di Archimede.

Grandi impianti solari termodinamici (detti anche a concentrazione o Csp) sono già in funzione con successo in particolare in Spagna e Stati Uniti, ma l'invenzione sviluppata dal fisico italiano durante la sua presidenza dell'Enea ha dato una marcia in più a questo tipo di fonte rinnovabile. Rispetto al metodo "tradizionale" che usa lunghe file di specchi a parabola per concentrare il calore del sole su un tubo dove scorre olio, la centrale Enel utilizza degli speciali sali fusi realizzati dall'azienda umbra Angelantoni 1 (con una partecipazione societaria della tedesca Siemens) su brevetto Enea.

Questi sali rispetto all'olio usato per creare vapore in grado di alimentare normali turbine per la produzione di elettricità raggiungono infatti temperature molto più elevate (550 gradi anziché 400) permettendo all'impianto di restare in funzione quasi a ciclo continuo, senza doversi fermare nelle ore di buio o in caso di nuvole.

La centrale Archimede non è quella che in gergo viene chiamata "stand alone", ma è stata affiancata a un impianto tradizionale dove aiuta a far girare le stesse turbine alimentate a gas. "E' un impianto unico nel suo genere che aumenta l'efficienza energetica di circa il 20-25% e consente di avere la disponibilità dell'energia accumulata anche di notte o in condizione di cielo coperto", ha sottolineato l'ingegner Livio Vido, direttore di ingegneria e innovazione di Enel. "E' la punta di diamante di un processo e di un progresso continuo nelle energie rinnovabili da parte dell'Enel", ha aggiunto il direttore generale dell'azienda Fulvio Conti all'inaugurazione. "E' un prototipo - ha precisato - costato 60 milioni di euro capace di generare un meccanismo industriale ridotto di costi se realizzato in larga scala in tante parti del mondo".

La partecipazione di un colosso come Siemens al progetto italiano conferma infatti le grandi prospettive del solare termodinamico e in particolare del termodinamico a sali fusi. Anche in vista del grande progetto Desertech avviato da un cartello di grandi imprese europee (tedesche in primo luogo) per realizzare decine di impianti di questo tipo nell'Africa settentrionale e sahariana. In una recente audizione al Senato, l'Anest (Associazione nazionale energia solare termodinamica) ha inoltre sottolineato come esistano in Italia le potenzialità per realizzare entro i prossimi dieci anni centrali per 3-5000 MW creando oltre 30 mila posti di lavoro.

(14 luglio 2010) © Riproduzione riservata

 

 

 

 

 

 

2010-07-10

Conto energia: meglio tardi che mai

imagesLa lunga fase di incertezza che stava paralizzando il settore delle rinnovabili in Italia si è conclusa almeno per il capitolo sul conto energia approvato dalla Conferenza unificata Stato – Regioni. Il nuovo conto energia, che riconosce una tariffa incentivante fissa e garantita per 20 anni a partire da quando l’impianto entra in esercizio, sarà in vigore dal primo gennaio 2011 al 31 dicembre 2013. Tra le novità c’è la divisione degli impianti in diverse classi di potenza con incentivi decrescenti: nel corso del 2011 ci saranno tre variazioni di tariffe con un calo del 6% ogni quadrimestre, poi ci sarà una diminuzione del 6 % l’anno sia nel 2012 che nel 2013. Inoltre la potenza incentivabile, che ora è di 1.200 megawatt, arriverà a 3 mila e si aggiungeranno altri 200 megawatt per il fotovoltaico a concentrazione e 300 megawatt per gli impianti integrati con caratteristiche innovative (cancellata la distinzione tra gli impianti "parzialmente integrati" e quelli "integrati", ora si parla di "impianti realizzati su edifici" e di "altri impianti"). Vengono infine concessi premi del 5 % se l’impianto è collocato su discariche, cave, ex aree industriali, siti da bonificare, in sostituzione di coperture in eternit. Misure salutate con soddisfazione dal settore delle rinnovabili (la riduzione degli incentivi viaggia di pari passo con la riduzione dei costi dei pannelli e l’aumento di efficienza) anche se alcune critiche non sono mancate. "Al momento la cosa più importate è che il conto energia e le linee guida siano stati approvati, anche se troviamo ingiustificato il taglio alle tariffe incentivanti per gli impianti superiori ai 5 megawatt con la scusa che tolgono terreno all’agricoltura: anche gli incentivi al fotovoltaico sulle serre, che l’agricoltura invece la sostengono, vengono tagliati", ha commentato il presidente di Asso Energie Future, Massimo Daniele Sapienza.

Tag:conto energia

Scritto sabato, 10 luglio 2010 alle 16:29 nella categoria Energia, rinnovabili. Puoi seguire i commenti a questo post attraverso il feed RSS 2.0. Puoi lasciare un commento, o fare un trackback dal tuo sito.

 

L'UNITA'

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2011-06-16

 

 

 

 

2010-12-30

L'eleganza di chiamarsi Romani

"Se Stefania non mi fa incazzare..."

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PRESTIGIACOMO STUPITA 304

Si apre un fronte polemico sul tema degli incentivi alle rinnovabili fra il ministro dello Sviluppo Economico, Paolo Romani, e quello dell'Ambiente, Stefania Prestigiacomo. Intervenendo a un convegno a Giussano sulle 'Prospettive di sviluppo per le aziende brianzole', illustra ai presenti le tensioni tra i due ministeri e non ricorre a mezzi termini riferendosi alla collega dell'Ambiente: "Se quella matta della Prestigiacomo - si sente nella registrazione video - non mi fa incazzare anche oggi...". Ad un tentativo di tranquillizzarlo da parte degli altri relatori, il ministro spiega di usare questi termini perchè "sono un pò arrabbiato, veramente, non ci ho dormito la notte". Il tema centrale è il varo del quarto conto energia, la cui firma è stata ulteriormente rinviata.

Dallo staff del ministro si fa sapere che quelle utilizzate da Romani sono "espressioni colorite", visto che i rapporti fra i due colleghi "sono ottimi". Non si tratta quindi "assolutamente di un attacco personale" da parte del ministro dello Sviluppo alla collega dell'Ambiente.

30 aprile 2011

 

 

 

 

 

 

 

il SOLE 24 ORE

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2011-06-16

 

 

 

 

2010-12-30

Slitta l'accordo sul nuovo decreto per le rinnovabili

di Jacopo GilibertoCronologia articolo30 aprile 2011

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Argomenti: Tecnologie | Stefania Prestigiacomo | Ministero dello sviluppo economico | Gabriele Puccetti | Paolo Romani | Consiglio dei Ministri | Enel | Asl | Assoelettrica

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Questo articolo è stato pubblicato il 30 aprile 2011 alle ore 09:39.

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Slitta l'accordo sul nuovo decreto per le rinnovabiliSlitta l'accordo sul nuovo decreto per le rinnovabili

Scontro fra Ambiente e Sviluppo economico sul decreto ministeriale per gli incentivi del quarto conto energia alla corrente elettrica prodotta con i pannelli fotovoltaici. Lo scontro riguarda gli allacciamenti degli impianti alla rete elettrica e sta facendo slittare la firma del decreto, che era prevista per ieri. Con ogni probabilità il contenzioso sarà risolto martedì da un Consiglio dei ministri. Il decreto ministeriale era previsto da un decreto legislativo dei primi di marzo, il quale dava tempo ai ministri Stefania Prestigiacomo e Paolo Romani di firmare il provvedimento applicativo entro il 30 aprile.

La settimana scorsa era stato concordato un testo completo e organico, che è stato sottoposto al parere della Conferenza Stato Regioni per il via libera finale. Giovedì le Regioni avevano contestato il decreto, ma Romani e Prestigiacomo avevano deciso di firmarlo comunque entro ieri.

Ma giovedì si è aperto un dibattito tra i due ministeri. In serata, accogliendo un suggerimento delle regioni, il ministero dell'Ambiente ha spedito a quello dello Sviluppo economico una proposta di modifica di un passo ben preciso. Diversi i punti di differenza. "Insistiamo per esempio per un "decalage" forte dell'incentivo anche nel periodo transitorio – spiegano al ministero dello Sviluppo economico – senza né registri né tetti massimi".

blog

* La notizia vista dai nostri blogger

Il testo di decreto messo a punto dallo Sviluppo economico dice che l'incentivo in conto energia ai pannelli fotovoltaici va conteggiato dal momento in cui i dispositivi cominciano effettivamente a immettere i chilowattora nella rete elettrica, cio all'entrata in esercizio. E il testo dello Sviluppo economico non impone alle società delle reti elettriche (le maggiori sono Enel Distribuzione e Terna) un tempo massimo per allacciare queste centrali alla rete.

L'Ambiente ha proposto una gestione diversa. Gli incentivi si pagano a partire dall'allacciamento ma in ogni caso entro due mesi giorni dalla certificazione che dimostra che l'impianto è stato completato ed è pronto a produrre. Che sia o no allacciato alla rete.

Che cosa dicono le due posizioni?

Lo Sviluppo economico afferma che va incentivata soltanto l'elettricità effettivamente prodotta dai pannelli solari. In caso diverso, i consumatori pagherebbero sulla bolletta elettrica gli incentivi anche per elettricità fotovoltaica che non va ancora nella rete. Inoltre qualcuno potrebbe avere interesse a certificare il completamento dell'impianto e poi a incassare l'incentivo senza curarsi che i pannelli vengano allacciati alla rete elettrica, com'era accaduto nel segmento eolico quando fu riconosciuto l'incasso dei certificati verdi anche per gli impianti non ancora allacciati ai cavi elettrici.

Secondo l'Ambiente, invece, chi si è impegnato con un mutuo o un project financing rischia di trovarsi scoperto per i ritardi nell'allacciamento che spettano alla società locale di distribuzione in bassa tensione (in genere l'Enel distribuzione) o in alta tensione per le grandi centrali (Terna).

Non a caso da mesi si stanno allungando i tempi di allacciamento, con prenotazioni con durate degne di un esame alla Asl. Il timore dell'Ambiente è che si apra una nuova stagione di corsa alle richieste di allacciamento, con la discrezionalità di chi deve svolgere il lavoro: per esempio potrebbero slittare in coda gli allacciamenti dei piccoli impianti. Inoltre, l'incentivo del conto energia scende con il passare del tempo: qualcuno, per guadagnare un incentivo più saporito, potrebbe pagare per indurre un'accelerazione del lavoro.

Nel frattempo, sul tema del nuovo testo del conto energia è intervenuta ieri l'Assoelettrica, l'associazione confindustriale che riunisce le oltre cento principali aziende elettriche. L'associazione esprime "disappunto per la posizione assunta dalla Conferenza Unificata", conferma il sostegno a Romani e al Governo, ma soprattutto Assoelettrica "auspica che il decreto sia emanato al più presto, al fine di garantire certezza normativa agli operatori del settore".

Una nota a margine. In questi giorni Gabriele Puccetti di Rinnovabilitalia (una esco, cioè un'energy saving company) propone un nuovo metodo per calcolare gli incentivi. L'algoritmo "pay back strategy" consente di individuare per ciascun impianto, dal pannello sul tetto di casa fino ai grandi campi solari, l'incentivo più corretto comprensivo dei costi sostenuti per l'istallazione.

 

 

rinnovabili. conto energia. lettera da lecce: "che fare?". romani e prestigiacomo. la mediazione di letta. scrive l'enel.

se hai istallato o vuoi istallare pannelli fotovoltaici, racconta la tua esperienza. in fondo alla pagina c'è il form per scrivere un commento.

ricevo da un lettore:

sono giuseppe e scrivo da un paese in provincia di lecce.

da qualche tempo ho avviato la procedura per installare un impianto fotovoltaico sul tetto della mia casa da 4 chilowatt.

costo dell'opera, 15mila euro da coprire con un finanziamento bancario appositamente programmato sugli incentivi da 0,36 euro da percepire con allaccio alla rete entro il 31 maggio 2011.

ho già ricevuto il preventivo dei lavori dall'enel, ora devo soltanto accettarlo e dare il via ai lavori con l'installatore.

quando ormai ero a un buon punto ho ricevuto la "mazzata" del nuovo decreto legislativo che non esce.

pertanto ho bloccato i lavori in attesa.

ma ho seriamente compromesso la possibilità di allacciare l'impianto alla rete per il 31 maggio.

il mio timore più serio è quello di incorrere in un decreto legislativo con effetti retroattivi che mi abbassi di molto gli incentivi, tanto da non coprire più il finanziamento bancario.

tra l'altro, da circa 20 giorni alcune banche hanno bloccato i finanziamenti in attesa del decreto. questo fatto ha contribuito ad accrescere i miei dubbi e timori se continuare nella realizzazione del mio impianto.

e ora slitta l'approvazione del decreto.

questo è uno dei mille casi.

ci sono tanti proprietari di piccoli impianti con dubbi simili. qualcuno aspetta perfino da un anno di sapere quale incentivo avrà.

le banche, nell’incertezza, tentennano nel concedere prestiti e mutui per la costruzione dei pannelli da mettere sul tetto.

molti, se avessero saputo della proroga del terzo conto energia al 31 agosto, avrebbero già stipulato i contratti.

lo scontro di romani con "quella matta" di prestigiacomo

scontro totale tra paolo romani e stefania prestigiacomo. stamattina a giussano, durante un incontro con imprenditori del settore mobiliero, romani ha detto che quella matta della prestigiacomo lo fa incazzare, che non ci ha dormito la notte, che l’autocertificazione per la fine dei lavori di costruzione dell’impianto fotovoltaico forse è credibile in lombardia ma non certo in altre parti d’italia.

sul sito web del quotidiano la repubblica c’è il video delle affermazioni di romani.

il nodo del contendere tra ambiente e sviluppo economico è quando far partire gli incentivi.

romani chiede scusa

attorno alle 20 di oggi sono uscite le agenzie con cui il ministro romani chiede scusa per l'inurbanità nei confronti di una signora.

si tratta di dichiarazioni estrapolate da un contesto conviviale, derivate dall'intenso e aperto confronto sul decreto per il fotovoltaico con il ministro prestigiacomo. sono rammaricato per quanto accaduto e, soprattutto, per la conseguente strumentalizzazione mediatica da parte di alcuni. non viene messa in discussione in alcun modo la stima, personale e professionale, che ho nei confronti del ministro prestigiacomo.

la mediazione di letta sui piccoli impianti

ieri sera, chiusura verso le 23, incontro con anche un tentativo di mediazione di gianni letta.

la mediazione possibile riguarda:

- fare scattare gli incentivi entro 60 giorni dalla certificazione di fine lavori ai soli impianti di dimensioni minori (fino a 200 chilowatt)

- per gli altri impianti l’stmg (soluzione tecnica minima generale), cioè il documento di preventivo di allacciamento dell’enel distribuzione o di terna. diventa una data vincolante, e l’incentivo partirà da quel momento.

un’altra scelta equilibrata – ma non ancora esaminata tra i due ministeri - potrebbe essere prorogare fino a fine anno il terzo conto energia per i piccoli impianti, come quello del lettore giuseppe di cui hai letto la lettera.

- sono in bassa tensione, e quindi i tempi di allacciamento sono più brevi,

- i piccoli investitori "domestici" non hanno strumenti per gestire la burocrazia aggiuntiva del quarto conto energia né per sostenere il taglio dell’incentivo

- si potrebbero anche distinguere l’impianto con moduli collocati a terra da quello sul suolo agricolo, con un’altezza minima da terra per i pannelli.

una lettera dell’enel sui tempi di allacciamento

sui tempi di allacciamento, l'enel mi ha scritto oggi una lettera di precisazione, divulgata anche alla agenzie di stampa.

ecco il testo della nota dell'enel.

enel: allacci fotovoltaici , procedure chiare e tempi rispettati in oltre il 99% dei casi

in merito a quanto riportato oggi dalla stampa sul tema degli allacci degli impianti fotovoltaici alla rete di distribuzione, enel precisa:

- enel, che non è il solo distributore elettrico nazionale, rende noti agli operatori i tempi di allaccio prima che questi inizino le procedure per l'autorizzazione. ciò rende trasparenti e inequivocabili, per la parte legata all'attività dell'operatore di rete, le tempistiche di connessione.

- sono i dati a chiarire che gli allacci avvengono nella quasi totalità dei casi nei tempi previsti. nel 2010, infatti, su 91 mila connessioni operate da enel distribuzione solo lo 0.2 per cento, pari a circa 150 casi, e' stato concluso oltre i tempi standard fissati dalle normative (per le opere di competenza del distributore la regolazione stabilisce tempi che vanno da un mese, negli allacci definiti 'semplici', ad almeno 90 giorni per le opere infrastrutturali piu' complesse).

- le performance sono state mantenute invariate anche quest'anno, pur in presenza di un trend in continuo aumento e che ha portato a moltiplicarsi nelle ultime settimane (fino a 9 volte per gli impianti più grandi) i volumi di attività, rispetto al 2010. per quanto riguarda gli impianti più grandi, connessi in media tensione, il volume è passato da 34 impianti a settimana (per 20 mw di potenza) del 2010, a ben 110 (68 mw)dei primi 4 mesi del 2011. per quanto concerne gli impianti più piccoli, connessi in bassa tensione, il numero è aumentato da 1.378 impianti a settimana (potenza 13 mw) nello scorso anno, a 2.962 impianti a settimana (36mw).

enel si riconosce nella posizione espressa ieri da assoelettrica che ha auspicato una rapida emanazione del decreto per dare certezza normativa alle imprese. il provvedimento presentato da governo fornisce al settore delle energie rinnovabili una prospettiva di sviluppo nel lungo periodo, accompagnando il miglioramento delle tecnologie e limitando il rischio di atteggiamenti potenzialmente speculativi.

una delibera freschissima dell'authority

la delibera dell’autorità dell’energia numero 51/2011 stringe in appena 10 giorni il tempo massimo tra la fine lavori dell'impianto e la sua entrata in esercizio. ciò impedisce anche la furbata che facevano alcuni, di dichiarare la fine lavori prima del tempo sapendo che l’enel avrebbe impiegato un tempo lunghetto per verificare, accertare e rilasciare il documento.

i miei dubbi e le mie idee (per quanto possano valere)

da aprile, i tempi di allacciamento sono stati allungati.

la nota dell’enel è confermata dalla percezione di molti proprietari di piccoli impianti, cioè che i ritardi non dipendano dall’enel, ma c’è chi soffre attese da prenotazione di un esame alla asl, c’è chi deve attendere quasi un anno senza avere idea di quale sarà l’incentivo.

quali dubbi suscita il principio di dare l’incentivo al momento della chiusura lavori certificata?

chi deve certificare?

c’è il rischio di autocertificazioni farlocche o di certificazioni fasulle, per anticipare l’erogazione degli incentivi.

invece se la fine lavori fosse certificata dall’enel (non tramite la dia o forme di autocertificazione), ci sarebbe una garanzia.

chiaro, in questo caso senza allacciamento alla rete non si potrà conteggiare la produzione e quindi l’incentivo da erogare, però si potrebbe far valere il diritto del proprietario dell’impianto.

viceversa: perché lo sviluppo economico non si fida della certificazione di fine lavori se è fatta dall’enel o dalle altre società elettriche?

il dubbio è che romani sappia benissimo che molte società elettriche (soprattutto i grandi) tendano a certificare la fine lavori dei propri impianti prima che i lavori siano effettivamente completati.

un altro dubbio è sull’erogazione dell’incentivo per impianti che richiedono un allacciamento complesso alla rete.

se un impianto chiede una linea elettrica di alta tensione lunga chilometri, per realizzare la quale servono almeno uno o due anni, non ha senso cominciare a erogare kl’incentivo già al momento della dichiarazione di fine lavori.

tuttavia non sono rari i casi in cui il documento stmg dà preventivi stravaganti di opere faraoniche necessarie e quindi assegna previsioni eterne di completamento (perfino tre anni).

dopo il salva-alcoa dell’estate scorsa, un altro salva-qualcosa susciterebbe odio.

non è chiara la validità delle tariffe del terzo conto energia fino al 31 agosto, che interesserebbe solamente i piccoli.

altri dubbi sugli impianti di cogenerazione: una delibera dell’autorità dell’energia è scaduta il 31 dicembre e quindi non sarebbe più applicabile il sistema valido fino a pochi mesi fa. molti rischiano di non ottenere la qualificazione del gestore dei servizi energetici.

questo l'articolo pubblicato stamattina dal sole 24 ore.

questo l'articolo che ho scritto stanotte sulla vicenda.

questo l'articolo che ho scritto ieri sera che anticipava la vicenda.

se hai istallato o vuoi istallare pannelli fotovoltaici, racconta la tua esperienza. qui sotto c'è il form per scrivere un commento.

 

 

2010-12-21

 

 

Incentivi al fotovoltaico. Dal 2011 via ai nuovi contributi, gli esperti del Sole rispondono

Cronologia articolo20 dicembre 2010Commenti (3)

Questo articolo è stato pubblicato il 20 dicembre 2010 alle ore 09:07.

Debuttano dal 1° gennaio 2011 i nuovi incentivi al fotovoltaico per la produzione di energia elettrica pulita. Chi sta ultimando l'impianto può rientrare nei contributi 2010 (più ricchi) ma per gli altri varranno le nuove regole. Nonostante la ridefinizione degli incentivi che scatterà dal nuovo anno, sarà comunque, possibile recuperare l'investimento iniziale prima della fine del periodo di erogazione dei bonus e chiudere l'operazione con un guadagno netto. Il costo dei componenti è in diminuzione e gli incentivi restano comunque più ricchi di quelli di altri paesi europei.

Il forum

Per capire meglio come muoversi, Il Sole 24 Ore del Lunedì in edicola pubblica una guida pratica. Istruzioni per l'uso su contributi, strutture e urbanistica, fisco e finanziamenti.

I lettori hanno, inoltre, la possibilità di inviare quesiti fino alle 18 di oggi all'indirizzo www.ilsole24ore.com/fotovoltaico

Le domande potranno riguardare i seguenti punti:

1. Gli incentivi

2. La procedura con il Gse

3. L'installazione

4. I permessi edilizi

5. La fiscalità

6. Polizze e finanziamenti

Un prima selezione di risposte ai quesiti sarà pubblicata sul giornale di domani. Le altre risposte alle domande di interesse generale saranno online sul sito del Sole 24 Ore, nella sezione dedicata al fotovoltaico, da mercoledì.

L'appuntamento in radio

Le opportunità legate al nuovo conto energia per il solare fotovoltaico sono anche l'argomento della puntata di "Salvadanaio", dalle 12 su Radio 24, condotto da Debora Rosciani.

 

 

Il fotovoltaico brilla anche con i nuovi incentivi. Ecco come scegliere un impianto su misura

di Cristiano Dell'OsteCronologia articolo15 novembre 2010

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Questo articolo è stato pubblicato il 15 novembre 2010 alle ore 09:08.

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Produrre elettricità pulita, risparmiare sulla bolletta energetica e guadagnare con gli incentivi. Un impianto fotovoltaico sul tetto del capannone può essere la quadratura del cerchio per una piccola impresa: a condizione, però, di non sbagliare le scelte chiave. Gli impianti che entreranno in esercizio dal 1° gennaio 2011 subiranno un taglio del 18-20% degli incentivi rispetto ai livelli di quest'anno: una riduzione che non compromette la sostenibilità dell'operazione – perché il costo dei moduli fotovoltaici è diminuito negli ultimi anni –, ma che certo impone attenzione. (Le cose da sapere per un impianto su misura).

Costi e benefici

I vantaggi economici del fotovoltaico sono almeno tre:

■ ogni chilowattora di energia elettrica prodotta riceve per 20 anni un contributo pubblico (tariffa incentivante) erogato dal Gse, il Gestore dei servizi energetici;

■ l'energia prodotta e immediatamente consumata riduce il peso della bolletta elettrica;

■ l'energia ceduta alla rete, perché non utilizzata dall'impresa, viene comunque remunerata: con il meccanismo dello scambio sul posto (per impianti fino a 200 kW) o con la vendita (per impianti più grandi, e in questo caso quasi tutte le imprese scelgono il ritiro a prezzo fisso da parte del Gse anziché la vendita sul mercato). Sul lato dei costi, invece, bisogna mettere in conto l'investimento iniziale, le spese per la manutenzione periodica e il premio delle polizze contro furti e danni.

Il ritorno dell'investimento

Se il meccanismo è ben congegnato, senza prestiti bancari, l'investimento si ripaga in 6-7 anni. Se invece si ricorre a un finanziamento – cosa che fanno quasi tutti gli imprenditori che installano il fotovoltaico – i tempi si allungano, e si può arrivare anche a 17 anni, a causa della spesa per gli interessi. Anche in questo caso, però, un impianto ben progettato garantisce fin dal primo anno un saldo attivo al suo titolare, tra incentivi e risparmi in bolletta. La difficoltà, se mai, potrebbe essere l'accesso al credito, soprattutto per le aziende meno solide. "Anche se l'investimento viene ripagato dagli incentivi pubblici, le banche non lo vedono mai come un prestito autoliquidante, ma piuttosto come un prestito che va a ridurre il "castelletto" dell'impresa", spiega Renato Cremonesi, presidente di Cremonesi Consulenze.

Questo è tanto più vero considerando che nessuna piccola impresa apre una società separata per gestire il fotovoltaico, come spiega Paolo Vignando, partner allo studio legale Macchi di Cellere Gangemi: "La costituzione e la gestione di una società dedicata finirebbe per azzerare gli eventuali vantaggi. Non dimentichiamo che l'impianto fotovoltaico è un investimento che si ammortizza fiscalmente in 11 anni, scontando ogni anno il 9% dell'importo iniziale". Per chi non riesce a ottenere un prestito, l'alternativa è rivolgersi a una delle società che – semplificando – costruiscono l'impianto a proprie spese sul tetto del capannone, incassano gli incentivi e "regalano" l'elettricità al proprietario dell'edificio. Ma è evidente che così l'imprenditore perde la piena disponibilità dell'immobile per 20 anni.

Il progetto

Per decidere come procedere, il Gifi, Gruppo imprese fotovoltaiche italiane di Anie, consiglia quattro mosse preliminari:

■ verificare i consumi elettrici dell'azienda;

■ valutare con un tecnico/progettista l'opportunità di un impianto per consumo totale o parziale dell'energia prodotta;

■ valutare eventuali soluzioni architettoniche innovative/integrate;

■ accertare l'iter autorizzativo per la realizzazione dell'impianto in funzione delle potenze e degli eventuali vincoli.

Nella fase preliminare, inoltre, suggerisce Cremonesi, "bisognerebbe sempre partire da una diagnosi energetica di tutto l'edificio: gli immobili industriali e i cicli produttivi spesso hanno margini enormi di riduzione dei consumi e si potrebbero individuare soluzioni alternative o abbinate al fotovoltaico". Anche perché per chi migliora l'indice di prestazione energetica dell'edificio, scatta una maggiorazione fino al 30% degli incentivi.

Una volta deciso per il fotovoltaico, conviene individuare operatori che prendano in carico tutti gli aspetti tecnici e burocratici, evitando il collage e il fai-da-te. "Meglio se questo main contractor è anche in grado di offrire un contratto di manutenzione decennale. In generale, in assenza di criteri universali, vanno privilegiati gli operatori che abbiano una lunga esperienza impiantistica e che siano conosciuti su piazza", osserva Tiziano Dones, di T&G Sistemi, società specializzata nel settore. Quanto alla taglia, prosegue Dones, "noi consigliamo l'investimento in misura necessaria a coprire il fabbisogno energetico: questa è la scelta che ha in sé la miglior redditività; poi dipende dalla situazione del cliente".

La spesa totale

Oggi per 1.800-1.900 euro al kW di potenza si possono acquistare sul mercato moduli di buona qualità, ma si può scendere fino a 1.100-1.200 euro. "Trattandosi di un investimento, però, non conviene risparmiare sulle componenti installate, per non assumersi rischi eccessivi", aggiunge Dones.

Il costo dell'impianto "chiavi in mano", naturalmente, è più alto di quello dei singoli componenti, e dipende dalla taglia della struttura e dalle difficoltà di installazione. Un impianto da 20 kWp potrebbe costare 4.200 euro al kW se la posa in opera non è complicata. Mentre un impianto da 100 kWp si colloca in un range inferiore, con un costo totale da 350mila a 400mila euro.

cristiano.delloste@ilsole24ore.com

Le cose da sapere per scegliere un impianto su misura

LE REGOLE

01| L'INCENTIVO

Il conto energia prevede che per 20 anni tutta l'elettricità prodotta dall'impianto fotovoltaico (autoconsumata o immessa in rete, non fa differenza) venga "ricompensata" con un contributo pubblico, chiamato tariffa incentivante. Ad esempio, un impianto su un edificio in Lombardia, con una potenza di 200 kWp, entrato in servizio nei primi quattro mesi del 2011, il primo anno riceverà circa 85mila euro di contributi, mentre al Sud Italia l'importo sarebbe più alto. L'incentivo è versato dal Gse con cadenza mensile o bimestrale a seconda del regime di cessione.

02| RAPPORTI CON LA RETE

Un impianto fotovoltaico non produce energia con il buio e ne produce meno in inverno o quando il cielo è più coperto. Quindi può capitare che il titolare dell'impianto si trovi a dover utilizzare elettricità che non produce (prelevandola dalla rete elettrica) o a produrre elettricità che non utilizza (cedendola alla rete).

03| LO SCAMBIO SUL POSTO

L'energia prelevata dalla rete va sempre pagata al proprio fornitore, ad esempio l'Enel. Poi, però, per gli impianti fino a 200 kWp di potenza, si può scegliere lo scambio sul posto, un meccanismo che consente di "compensare" il valore di prelievi e cessioni. Ogni anno il Gse valorizzerà l'elettricità ceduta alla rete e verserà un contributo in conto scambio, che tiene conto sia del valore dell'energia sia delle altre componenti della bolletta elettrica. Dopodiché, se alla fine dell'anno ci sarà un "credito", il titolare potrà scegliere se utilizzarlo negli anni seguenti o farselo liquidare dal Gse.

04 | LA VENDITA DI ENERGIA

Gli impianti oltre i 200 kW di potenza non hanno lo scambio sul posto e devono vendere l'energia che cedono alla rete, scegliendo tra due opzioni: il ritiro da parte del Gse a prezzo minimo garantito (la via più praticata) e la vendita sul mercato elettrico (riservata a chi fa dell'energia il proprio business principale).

05 | FISCO E IMPOSTE

La tariffa incentivante è esente da Iva, ma fa reddito ai fini dell'imposte dirette e dell'Irap (infatti il Gse la versa alle imprese applicando una ritenuta del 4%). Per le imprese che scelgono lo scambio sul posto, il contributo in conto scambio costituisce reddito ed è soggetto Iva. Anche i proventi dalla vendita di energia, oltre a essere soggetti alle imposte dirette e all'Irap, sono sottoposti al prelievo Iva del 20 per cento.

 

 

 

 

Raccolta di fondi record per Telethon: superati 32 milioni di euro

Cronologia articolo19 dicembre 2010

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Questo articolo è stato pubblicato il 20 dicembre 2010 alle ore 09:06.

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Telethon chiude l'edizione 2010 della maratona televisiva dedicata alla raccolta di fondi con un ennesimo record, arrivando a quota 32 milioni e 100 mila euro a fronte dei 31 milioni e 210 mila euro messi a segno lo scorso anno. Grazie ai programmi trasmessi dalle reti Rai, con il contributo della radio e del web, la ventunesima edizione è iniziata con l'avvio del numeratore fin da giovedì sera, durante il TG1 delle 20.00 per chiudersi alla stessa ora di domenica. Per chi non avesse ancora fatto la sua offerta la raccolta continua fino a tutto il 21 dicembre al numero telefonico 45505 (2euro da cellulare con sms e 5 o 10 euro da telefono fisso), mentre collegandosi col sito www.telethon.it si potranno fare donazioni on line tutto l'anno.

 

 

 

 

2010-10-30

Ecco dove nascono e a cosa servono i supercomputer italiani nella lista dei Top 500 mondiali

di Luca Dello IacovoCronologia articolo30 ottobre 2010

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Questo articolo è stato pubblicato il 30 ottobre 2010 alle ore 16:24.

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Simulazioni di eruzioni. Risparmio energetico. Analisi di materiali superconduttori. Sono campi di applicazione per i dati masticati dal supercomputer del Cineca, a Bologna: un anno fa ha inaugurato una piattaforma con 5mila processori in grado di compiere fino a 100mila miliardi di operazioni al secondo in virgola mobile (o cento teraflops, l'unità di misura per valutare il calcolo informatico ad alte prestazioni).

È il più potente megacervellone italiano e 70esimo nella lista dei "top 500" al mondo: si tratta di una classifica aggiornata ogni sei mesi che nella prossima edizione vedrà al primo posto il colosso "Via Lattea", appena lanciato in Cina. Il Cineca ha più anime: riunisce 43 università italiane, Cnr, Miur e Ogs (Istituto nazionale di oceanografia e di geofisica sperimentale). Ed è il cuore tecnologico, spesso invisibile, di progetti che riguardano la pubblica amministrazione. Per esempio, gestisce siti web e archivi online come Giustizia.it e la Banca dati biologica. Costruito da Ibm, può contare su 20 terabyte di memoria ram ed è raffreddato ad acqua. Il centro bolognese ha appena raggiunto 41 anni di attività: è qui che fu installato nel 1969 il primo supercomputer italiano, il Cdc 6600 uscito dal laboratorio di Seymour Cray, pioniere del calcolo ad alte prestazioni che da radiotelegrafista durante la Seconda guerra mondiale è diventato il fondare di un'azienda, la Cray computer corporation.

Ma l'Italia ospita altri sei megacervelloni inclusi nell'elite dei "top 500". Nella ricerca scientifica è impegnato anche il Cilea di Milano con iniziative che riguardano salute, telecomunicazioni, beni culturali. Con 4mila microprocessori può raggiungere 35,6 teraflops: l'infrastruttura tecnologica è di Hewlett Packard. Il terzo centro scientifico italiano incluso nella classifica è il Csr4 di Sardegna Ricerche, a mezz'ora di macchina da Cagliari: ha applicazioni all'avanguardia nella bioinformatica: di recente ha contribuito alla scoperta di un gene implicato nella sclerosi multipla. I suoi laboratori possono decodificare un genoma umano in una settimana: un software analizza l'immagine della doppia elica utilizzando una formula matematica ispirata a un algoritmo per individuare le stelle lontane nelle galassie. A utilizzare gli altri quattro supercomputer sono aziende delle telecomunicazioni e del settore energetico.

 

 

 

2010-10-24

I numeri e gli autogol dei governatori sul nucleare. Le Regioni che consumano più di quanto producono

di Federico RendinaCronologia articolo23 ottobre 2010

Questo articolo è stato pubblicato il 23 ottobre 2010 alle ore 16:05.

L'ultimo a mettere in imbarazzo il governo e la sua maggioranza è stato il governatore della Lombardia, Roberto Formigoni. Grande e unanime il sostegno di tutti gli uomini del centrodestra al piano per il rinascimento nucleare italiano. Ma dalle parole ai fatti, contrari, il passo è breve. Il neoministro dello sviluppo Paolo Romani aveva attribuito a Formigoni una "disponibilità", se non altro, a parlare di una centrale nucleare in Lombardia? Apriti cielo. È bastata qualche ora di confronto di Formigoni con i suoi perché fosse opportuno un "chiarimento".

Ottimo il piano nucleare nazionale ma una centrale in Lombardia è inopportuna in quanto - così se la cava Formigoni - inutile: la regione è energeticamente autosufficiente. l'argomentazione per la verità non è nuova tra i capi regionali del centrodestra. Qualcosa di molto simile lo aveva detto Renata Polverini, non appena nominata governatore del Lazio, sciogliendo il suo pensiero sul nucleare, prudentemente nascosto fino al giorno prima delle elezioni: "la regione sarà prestissimo autosufficiente e sarà persino in surplus".

Argomentazioni in ogni caso capziose, osservano in molti: al giorno d'oggi il concetto di autarchia energetica regionale non è facile da giustificare né da spiegare. Ma l'imbarazzo, quello vero, ha altre solidissime ragioni.

Anche prendendo per buoni i criteri usati dai governatori del Pdl "nuclearisti sì ma a casa degli altri" sono gli stessi criteri analitici su cui si basano queste argomentazioni a smentire la tesi, clamorosamente. Lombardia e Lazio in surplus elettrico? Niente affatto.

Prendiamo la Lombardia e diamo un'occhiata al sito Web di Terna, il gestore della rete di trasmissione elettrica nazionale e quindi supremo testimone dello stato dei fatti. Bene, anzi male. La Lombardia è in deficit elettrico strutturale. Consuma più di quel che produce. Nel 2009 lo squilibrio e addirittura aumentato rispetto all'anno precedente: oltre 21mila gigawattora (erano 17mila nel 2008), un terzo o poco meno (32%) del fabbisogno regionale. Un deficit che la regione governata da Formigoni colma "trattenendo" addirittura la metà dell'energia frutto di tutte le importazioni italiane di elettricità dall'estero, che passano proprio di lì. Entrano in Lombardia 23mila GWh, ne escono verso le altre regioni italiane meno di 2mila, mentre l'intero territorio nazionale per fronteggiare il suo deficit globale di elettricità importa circa 14% del suo fabbisogno (45mila giga wattora su circa 320 mila consumati nel 2009)

Vero è che nel 2010 è proseguita l'opera di potenziamento del nostro sistema elettrico, e che con il pieno regime delle nuove centrali frutto anche e soprattutto della liberalizzazione del settore stiamo velocemente recuperando un equilibrio potenziale o addirittura un surplus della nostra capacità di generazione. Ma se guardiamo agli equilibri produttivi regionali e li correliamo alla spinosa questione delle nuove centrali nucleari ecco alcune incontrovertibili evidenze.

Prima evidenza: stando ai dati di fine 2009 il saldo di dipendenza dalle importazioni dell'intero Paese (45mila GWh) corrisponde a quanto potrebbero produrre i quattro reattori nucleari Epr "tricolori" che Enel e Edf vorrebbero realizzare nel nostro paese.

Passiamo alle evidenze regionali. Governatori e relative popolazioni da esonerare perché non importano, e magari esportano elettricità? Sorpresa, ma non troppo: proprio la Lombardia è la regione italiana con il deficit più elevato di tutte in termini assoluti, più del doppio della media nazionale. Seguono Veneto (-15.275 GWh, 50,5%), Lazio (-13.154 GWh, 52,5%) Campania (-9mila GWh, 48%), Marche (-4.mila GWh, 51 per cento).

Tutti territori che sulla base alle argomentazioni autogol di Formigoni e Polverini, che naturalmente vanno verificate quando saranno disponibili dati 2010 (il Lazio in effetti potrebbe contare sulla nuova produzione a carbone pulito della centrale Enel di Civitavecchia), dovrebbero correre e combattere non per ostacolare ma per ospitare le nuove centrali nucleari. Lo stesso dovrebbero fare i governatori del Veneto, delle Marche, della Campania e della Basilicata, che producono la metà dell'elettricità che consumano. Se la possono giocare la Sicilia, Sardegna e il Friuli, che sono il sostanziale equilibrio. Strada concettualmente sbarrata alle centrali nucleari, stando al ragionamento di Formigoni, per le regioni che sono in evidente surplus di produzione elettrica: il Trentino grazie all'idroelettrico, ma anche la Liguria e la Calabria (50% in più rispetto ai consumi), il Molise con la sua produzione triplicata rispetto al fabbisogno, la Puglia (ben oltre il doppio). L'aritmetica, in politica, si sa, fa brutti scherzi.

Il bilancio elettrico regione per regione

 

 

 

Formigoni e Moratti contrari al nucleare: alla Lombardia non servono centrali. Vota il sondaggio

Cronologia articolo20 ottobre 2010Commenti (3)

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Questo articolo è stato pubblicato il 19 ottobre 2010 alle ore 18:57.

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"La Lombardia ha praticamente raggiunto l'autosufficienza energetica quindi in questo momento non c'é bisogno di centrali di nessun tipo". Il presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni, con queste parole prende le distanze da quanto detto ieri dal neoministro allo Sviluppo economico, Paolo Romani, che aveva parlato della possibilità che una delle nuove centrali in programma fosse realizzata in Lombardia. (Cosa ne pensi? Vota il sondaggio).

Il ministro aveva detto che Formigoni non aveva opposizioni pregiudiziale all'arrivo del nucleare in Lombardia. Formigoni oggi ha anche sottolineato che "le procedure nazionali non hanno ancora stabilito le modalità con cui saranno individuati i siti".

Anche il sindaco di Milano Letizia Moratti si schiera sul fronte dei contrari alla realizzazione di centrali nucleari in Lombardia. "Sono sulla linea del presidente Formigoni - ha detto il sindaco a margine della cerimonia di commemorazione della strage di Gorla -, no al nucleare in Lombardia! non abbiamo bisogno di impianti nucleari".

La localizzazione delle centraliavverrà proprio dopo una prima "certificazione" del territorio da parte dell'Agenzia. Lo stesso Romani ha detto che il processo deve ancora iniziare, e che tutto dovrà comunque avvenire "con il concorso degli enti locali a partire dalle regioni, e dei cittadini". (Si veda la mappa dei siti possibili per lo stoccaggio delle scorie).

 

 

 

 

 

2010-10-18

L'Empire State Building da edificio più inquinante a grattacielo verde della Grande Mela

di Gianni RusconiCronologia articolo18 ottobre 2010

Questo articolo è stato pubblicato il 18 ottobre 2010 alle ore 21:49.

Una delle più note ed amate icone di New York diventerà un esempio da imitare su scala mondiale in tema di eco compatibilità. L'Empire State Building si sta sottoponendo a un "restyling", l'ennesimo nei suoi quasi 80 anni di vita (è stato costruito nel 1931), che darà all'edificio commerciale più inquinante della Grande Mela un'anima più verde e rispettosa dell'ambiente.

Il piano che prevede la conversione ecologica del colosso in stile Art Deco alto 380 metri ha infatti un duplice obiettivo: ridurre del 38%, entro il 2013, i consumi di energia della struttura e contribuire, nell'arco dei prossimi 15 anni, a una riduzione delle emissioni di biossido di carbonio per complessive 105mila tonnellate (i mega grattacieli di Manhattan sono responsabili di circa l'80% dei gas serra immessi nell'aria di New York). E non solo: gli interventi previsti porteranno anche a un sostanzioso taglio dei costi energetici e precisamente a qualcosa come 4,4 milioni di dollari l'anno quando l'intero progetto di "rinnovamento" sarà completato.

Il progetto voluto dall'Empire State Building Company, in collaborazione con la fondazione no profit Clinton Climate Initiative, Jones Lang LaSalle e il Rocky Mountain Institute - e il supporto diretto degli ingegneri della Serious Materials, azienda specializzata nel campo delle tecnologie sostenibili e della bioedilizia - ha le seguenti finalità: dotare l'edificio di appositi sensori che sfrutteranno l'energia solare per illuminare, raffreddare e riscaldare i 102 piani adibiti ad uffici ed abitazioni, migliorare l'isolamento termico di pareti e finestre e installare un avanzato sistema di monitoraggio per il controllo dei consumi.

Il primo passo, inerente la conversione delle oltre 6.500 finestre dell'Empire State Building da elementi a doppio riquadro a mono pannelli ultra isolanti – nella "ricostruzione sono stati utilizzati uno speciale gas e uno strato di film rivestito posizionato tra i due vetri originali - è stato completato in questi giorni. E con il vanto di aver riutilizzato il 96% della struttura di queste e qualcosa come 26.000 lastre di vetro. I lavori di rimozione e di sostituzione, affidati alla Johnson Controls, sono stati effettuati di notte per non disturbare gli impiegati al lavoro e i turisti in visita e hanno richiesto circa sette mesi di interventi, con una spesa per ogni singola finestra nell'ordine dei 700 dollari: il risultato finale è una sensibile riduzione dell'assorbimento di calore (oltre il 50% stando a quanto comunicato dai portavoce) e dei costi di energia, con un risparmio calcolato di 400mila dollari l'anno

Le finestre sono comunque solo la prima fase di un progetto che mira a gratificare il grattacielo con la Stella di platino, il massimo riconoscimento del ministero dell'Ambiente americano per gli edifici verdi, e che ha preso forma nell'aprile del 2009 per volere del sindaco di New York, Michael Bloomberg, uno dei maggiori sostenitori del movimento ecologico americano e assai prodigo (a quanto sembra) nel concedere all'iniziativa sensibili incentivi fiscali. Il rinnovamento in chiave "green" dell'Empire va comunque anche visto, così almeno si è espresso il numero uno (Anthony E. Malkin) della compagnia che ne detiene la proprietà, come un esempio da imitare per gli edifici commerciali di tutto il mondo. E l'aver completato con successo la fase di rivestimento delle finestre è la conferma che interventi di questo genere sono possibili, generano efficienza e portano a immediati ritorni degli investimenti.

Del resto le cifre legate ai progetti ecocompatibili che girano negli ambienti che contano negli Stati Uniti sono noti: secondo un rapporto pubblicato lo scorso luglio da Pike Research, se tutti gli edifici commerciali Usa in attività negli Usa fossero oggetto di "lifting" per migliorarne l'efficienza energetica si otterrebbe un risparmio di 41,1 miliardi di dollari l'anno in bollette energetiche.

 

 

 

 

2010-08-23

Saglia annuncia entro ottobre il piano del governo sul nucleare

Cronologia articolo23 agosto 2010

Questo articolo è stato pubblicato il 23 agosto 2010 alle ore 18:21.

Entro ottobre il governo presenterà il piano sul nucleare. L'annuncio è arrivato, da Rimini, al meeting di Comunione e Liberazione, dal sottosegretario allo sviluppo economico, Stefano Saglia, che ha spiegato che si tratterà "di un provvedimento sulla strategia energetica nel Belpaese e sarà realizzato d'intesa dai ministeri dello Sviluppo economico, delle Infrastrutture e dell'Ambiente, per essere sottoposto al varo del consiglio dei ministri".

Con il decreto, ha aggiunto Saglia, ci sarà "un quadro definitivo delle regole: gli operatori potranno fare domanda per chiedere l'autorizzazione per le nuove centrali da gennaio 2011. A quel punto le aziende avranno fatto domanda, individuando dei siti, quindi si conosceranno i primi a essere interessati"

Il decreto prevederà anche garanzie nel caso in cui il programma del Governo non dovesse completarsi o un Governo successivo dovesse contraddire la decisione già presa. "Sarà una sorta di indennizzo", ha detto Saglia: "valuteremo i modi, per impedire che i costi non riconducibili a inadempienze delle imprese si scarichino sulle stesse imprese". Saglia ha ricordato anche come l'accordo con le Regioni interessate sarà un passaggio fondamentale per la definizione dei siti dove saranno insediate le centrali nucleari. "Se la regione dovesse dichiararsi contraria solo con l'articolo 120 della Costituzione potremmo avvalerci dei poteri sostitutivi: ma è un'evenienza che vorremmo scongiurare perchè vorremmo trovare intese con le regioni interessate dalla localizzazione. Il percorso con i territori deve essere di condivisione e non di impostazione militaresca".

Sul ritorno al nucleare, il presidente di A2A, Giuliano Zuccoli, ha sottolineato come "la scelta degli insediamenti rappresenterà l'elemento critico per capire se l'Italia si é finalmente sdoganata dalla guerra ideologica tra nucleare e rinnovabili". L'Italia, ha spiegato l'amministratore delegato di Enel, Fulvio Conti, "é il Paese che importa più energia trasformata, il 15-16%, dai Paesi vicini. Occorre tentare di sviluppare tutte le tecnologie possibili, incluso il nucleare, indispensabile per avere energia a basso costo". Per Conti, tuttavia, "il nucleare non é la soluzione, ma una parte della soluzione dei problemi energetici nazionali". Ed è per questo che "ci deve essere il giusto equilibrio nella diversificazione delle fonti energetiche. In caso negativo - ha concluso - avremo fallito la nostra missione".

 

 

 

 

2010-08-16

BRC Società che produce distributori impianti gas domestici per auto:

http://www.brc.it/

 

Il pieno di metano per le auto si farà in casa. Parola di Calderoli

Cronologia articolo16 agosto 2010Commenta

Questo articolo è stato pubblicato il 16 agosto 2010 alle ore 19:38.

Per chi ha un' automobile a metano d'ora in poi sarà più semplice fare rifornimento. Un decreto legge, anticipato dal nostro giornale l'8 maggio, dà infatti la possibilità di installare dei piccoli distributori anche nel proprio garage. Il ministro Roberto Calderoli rilancia da Ponte di Legno la sua iniziativa, facendo notare che da circa due mesi, grazie a una nuova norma da poco approvata sull'esempio di un'analoga norma vigente in provincia di Bolzano, è possibile installare un impianto per la distribuzione del metano in casa.

Si tratta di una decreto convertito in legge in giugno ma che è passato inosservato, perché parte di un decreto molto più ampio: "Con la possibilità di fare metano nel proprio garage ci sarà - prevede Calderoli - un forte aumento della domanda di auto a metano, finora fortemente condizionata dalla sporadicità dei punti di distribuzione".

In Italia gli impianti di rifornimento casalingo vengono prodotti dalla Brc, un'impresa della provincia di Cuneo e che creerà circa 600 nuovi posti di lavoro. Il ministro per la semplificazione normativa ha anticipato anche che qualche azienda automobilistica potrebbe regalare questo impianto casalingo.

 

 

 

2010-08-06

Nuova generazione di fotovoltaico: tripla efficienza con luce e calore

di Giorgio SintierraCronologia articolo5 agosto 2010Commenti (2)

Questo articolo è stato pubblicato il 06 agosto 2010 alle ore 08:45.

Una nuova barriera sta per essere abbattuta, nel campo della produzione di energia solare. Un gruppo di ricerca dell’Università di Stanford, in California, ha infatti sviluppato un metodo che permette di generare elettricità sfruttando simultaneamente la luce e il calore solare. La tecnica si chiama Pete (acronimo per Photon Enhanced Thermionic Emission) e il suo obiettivo è tanto semplice quanto ambizioso: aumentare l’efficienza dei pannelli e ridurre i costi di produzione di energia solare a tal punto da renderla ufficialmente competitiva nei confronti del petrolio.

I risultati riscontrati dopo i primi test su Pete sono incoraggianti. Attualmente esistono due approcci per ottenere energia elettrica dal sole. I pannelli fotovoltaici (approccio quantico) producono una corrente elettrica sfruttando l'energia dei fotoni per eccitare gli elettroni di un semiconduttore (in genere, il silicio). I pannelli solari termodinamici (approccio termodinamico) invece utilizzano le radiazioni solari come sorgente di energia termica, che viene incamerata in speciali fluidi poi utilizzati per alimentare turbine a vapore. Il sistema Pete riesce a sfruttare entrambi i processi. Il che dovrebbe essere impossibile, dal momento che pannelli fotovoltaici e termici lavorano a intervalli di temperatura radicalmente diversi (sopra i 100 gradi C°, infatti, il silicio perde le sue proprietà di semiconduttore e le celle fotovoltaiche cessano di produrre energia.)

Per sciogliere questo nodo, la squadra guidata da Nick Melosh ha sostituito il silicio con il nitruro di gallio - un semiconduttore capace di lavorare a energie più alte - poi, al fine di catturare anche quella importante porzione di energia solitamente persa sotto forma di calore, ha aggiunto un secondo strato metallico a base di Cesio, per aumentare ulteriormente la produzione di elettroni attraverso un meccanismo conosciuto come effetto termoionico.

Se gli ordinari pannelli fotovoltaici lavorano solo al di sotto dei 100 gradi centigradi, il nuovo prototipo raggiunge una buona efficienza solo al di sopra dei 200 gradi. Questo significa che potrebbe essere accoppiato ai concentratori solari parabolici - che possono raggiungere temperature di oltre 800 gradi - per ottenere efficienze mai raggiunte finora. Parliamo di un’efficienza di conversione che, stando alle previsioni dello stesso Melosh, si aggira intorno al 60%.

Una cifra importante considerando che, allo stato attuale, le celle fotovoltaiche arrivano a intorno al 20% e che i prototipi più avanguardistici invece raggiungono un picco del 40%. Quest'ultimo è il caso delle celle multigiunzione che tuttavia, a causa degli elevati costi di produzione, vengono utilizzate solo nell'areonautica e nelle spedizioni spaziali. Nelle celle multigiunzione i semiconduttori vengono disposti su diversi strati al fine di catturare una gamma più ampia di lunghezze d'onda dalle radiazioni solari. Il prototipo Pete promette di raggiungere vette d'efficienza ancora maggiori, senza raggiungere costi così elevati. Certo, nei primi test le celle a base di nitruro di gallio e cesio hanno dimostrato di poter garantire un’efficienza ben al di sotto della percentuale teorica. Melosh e colleghi di dicono tuttavia sicuri di poter raggiungere quota 60 utilizzando un altro semiconduttore - l’arseniuro di Gallio, ad esempio.

Ma gli ipotetici vantaggi dell’approccio Pete non si fermano qui, esiste anche un aspetto economico. "Le alte concentrazioni solari rendono possibile ridurre il costo dei materiali riducendo le dimensioni del pannello" si legge nel paper pubblicato da Melosh e colleghi su Nature Materials "I dispositivi Pete sono naturalmente sinergici con le macchine termiche e potrebbero essere implementati collegandoli alle infrastrutture termico-solari esistenti. Anche un solo modulo Pete mediamente efficiente, in tandem con una macchina termica, potrebbe raggiungere un’efficienza totale superiore agli altri dispostivi oggi utilizzati".

La squadra guidata da Melosh ha sicuramente aperto un orizzonte di ricerca innovativo, ma non è l’unica. Mentre il Sole, come testimoniano i recenti rilevamenti del Dipartimento di Eliofisica della Nasa, sta entrando in nuova fase di attività, sulla Terra diversi centri di ricerca stanno studiando nuovi metodi per catturare, incamerare e riconvertire i 50 milioni di GigaWatt che ogni giorno la nostra stella riversa sulla crosta terrestre. Alla Eindhoven University of Technology si studiano celle solari che sfruttano nanostrutture filamentose per ottenere efficienze superiori al 60%; al Lawrence Berkeley National Laboratory invece stanno sperimentando l’aggiunta di selenio ai materiali fotovoltaici per catturare ancora più energia dalle radiazioni solari. In Italia, di recente, ha aperto a Milano il Centro Internazionale sulla Fotonica per l'Energia, che nei prossimi tre anni si occuperà di sviluppare un prodotto pre-industriale che aumenti l’efficienza di conversione a partire dalle nanotecnologie.

 

 

 

 

2010-07-12

Il Veneto insegue l'autonomia energetica (con il carbone) ma riparte dall'idrogeno

di Silva MenettoCronologia articolo12 luglio 2010

Questo articolo è stato pubblicato il 12 luglio 2010 alle ore 20:48.

Fuori la chimica sporca e dentro l'idrogeno. Il futuro del polo chimico di Marghera sembra andare in questa direzione, almeno a giudicare dall'inaugurazione in grande stile per la prima centrale elettrica ad idrogeno al mondo, costruita dall'Enel proprio a Fusina, nella gronda lagunare, dove si affacciano gli impianti - per lo più dismessi - del maggiore polo chimico europeo.

A Fusina c'era già la centrale termoelettrica "Palladio" dell'Enel; a due passi gli impianti del Petrolchimico che come elemento di risulta dei processi industriali producono proprio l'idrogeno. Ironia della sorte: allo stato attuale della ricerca, se le industrie chimiche non producessero idrogeno come "scarto" di lavorazione, questo tipo di energia pulita non esisterebbe perché totalmente diseconomico.

LA CENTRALE AD IDROGENO

Cinquanta milioni di euro di investimento (5-6 volte il costo di una centrale normale), cinque anni di lavoro, una potenza di 16 Megawatt totali (12 prodotti dalla turbina ed altri 4 Mw recuperati sfruttando il calore dei fumi di scarico); con i suoi 60 milioni di chilowattora l'anno di energia l'impianto di Fusina può soddisfare il fabbisogno di 20mila famiglie e – questa è la parte migliore - senza emissioni in atmosfera. Con quest'opera Enel partecipa al progetto "Hydrogen Park" voluto dagli Industriali di Venezia col supporto di Regione Veneto e Ministero dell'Ambiente. Obiettivo è creare il più grande parco sperimentale per la realizzazione di un'economia basata sull'idrogeno. Marghera insomma dovrebbe diventare uno dei punto di riferimento a livello internazionale per la ricerca sull'energia pulita.

AUTONOMIA ENERGETICA

All'inaugurazione della nuova centrale di Fusina gli amministratori locali hanno fatto a gara per esserci, perché la questione energetica in Veneto è una partita importante: il fabbisogno elettrico della regione si è attestato, nel 2009, intorno ai 30mila Gigawattora, metà dei quali prodotti in loco attraverso centrali termo ed idroelettriche e uno 0,2 per centro da fonti rinnovabili come l'eolico e il fotovoltaico. Ma il governatore Luca Zaia, seguendo le sue aspirazioni federaliste anche in materia energetica, ha posto già lo sguardo oltre la nuova centrale ad idrogeno per concentrare l'attenzione su quella ben più potente di Porto Tolle, nel rodigino. IL CARBONE DI PORTO TOLLE

Là, nel delta padano, l'Enel sta riconvertendo a carbone la vecchia centrale termoelettrica ad olio combustibile. L'impianto in questo caso comporta un investimento di circa 2,5 miliardi di euro ma la produzione di elettricità, a regime, renderà il Veneto energeticamente autosufficiente. "Con Porto Tolle il bilancio energetico del Veneto andrà a pareggio – ha annunciato il governatore con orgoglio - ossia si consumerà quello che si produrrà". Senza contare che per i cinque anni di lavori previsti (che dovrebbero iniziare nel 2011) saranno impiegati circa 700 operai e nell'indotto la centrale darà lavoro a circa 3mila persone. "La centrale di Porto Tolle e quella di Fusina sono un investimento per la Regione e per l'Italia", ha aggiunto l'amministratore delegato di Enel Fulvio Conti.

I FONDI EUROPEI

Quello di Porto Tolle tra l'altro rientra tra i sei selezionati dalla UE nella lista dei progetti più maturi e promettenti a livello comunitario per il sequestro della CO2. La tecnologia che si andrà ad applicare sarà infatti il risultato della ricerca sul carbone a zero emissioni, che l'Enel in questi anni ha sviluppato in maniera particolare. L'azienda potrà contare su 100 milioni di euro di fondi europei per verificare la fattibilità dell'applicazione su scala industriale a Porto Tolle, del processo già sperimentato in un impianto pilota di Brindisi. "Si tratta di catturare l'anidride carbonica post combustione della CO2 dai fumi di una sezione delle nuove unità della centrale a carbone di Porto Tolle - spiega Sauro Pasini, responsabile di Enel Ricerca – ma il progetto prevede anche la compressione, il trasporto e lo stoccaggio dell'idrogeno in un deposito acquifero in Alto Adriatico".

IL VENETO E LA GREEN ECONOMY

La centrale a carbone di Porto Tolle dovrebbe entrare in funzione nel 2015. Intanto l'a.d. di Enel Fulvio Conti fa leva sulla sensibilità del governatore Zaia per la green economy per proporre nuovi accordi sulle fonti rinnovabili. "Credo che in Veneto ci sia ancora spazio per realizzare centrali idroelettriche e impianti eolici sui colli, per lavorare al fotovoltaico e sulle biomasse. Abbiamo iniziato un percorso per identificare i mezzi e i meccanismi attuativi più confacenti per la Regione stessa" ha detto Conti, che ha precisato però di non ritenere affatto necessaria la creazione di una società mista. Da parte sua, il governatore Luca Zaia non è nuovo a manifestazioni di forte interesse per la green economy: "Il Veneto oggi si attesta al 5,2% di produzione in green economy per poter raggiungere entro il 2020 il 17% richiesto dall'Ue. Non vogliamo restare all'età della pietra perché a noi non piace".

 

 

 

 

2010-07-10

Via libera al nuovo Conto energia per il fotovoltaico

di Federico RendinaCronologia articolo10 luglio 2010

Questo articolo è stato pubblicato il 10 luglio 2010 alle ore 10:55.

Si accelera sulle energie rinnovabili tentando di razionalizzare i sussidi e alleggerendone il peso sulle bollette. E intanto si cerca di recuperare i ritardi del piano per il ritorno italiano all'energia nucleare. Con uno sprint energetico di inizio estate la Conferenza Stato-Regioni ha dato il via libera sia alle linee guida predisposte dal ministero dello Sviluppo per dare impulso alle rinnovabili, sia all'atteso (e a lungo controverso) schema del "conto energia" per i sussidi all'elettricità fotovoltaica per il triennio 2011-2013.

La versione definitiva del nuovo conto energia modifica ulteriormente lo schema, che sembrava definitivo, già messo a punto dal Governo. In nome del progresso tecnologico e di efficienza dei pannelli solari, i nuovi sussidi ventennali subiranno nel prossimo triennio un taglio attorno al 20%: scenderanno tra il 2 e il 3% ogni quadrimestre nel 2011 e del 6% l'anno nel 2012 e nel 2013, in attesa della ulteriore revisione che scatterà dal 2014.

Confermato il principio che premia con incentivi proporzionalmente maggiori i piccoli impianti (come quelli domestici) e quelli installati sui tetti e sulle coperture. In ogni caso il decreto (22 pagine e 6 allegati) accompagna il taglio con nuovi e più ambiziosi obiettivi: 8 mila megawatt di energia solare da traguardare al 2020 di cui 3mila nel prossimo triennio, dopo i 1.200 megawatt incentivati (e già raggiunti) con il sussidio in scadenza.

Grande attenzione all'evoluzione tecnologica. Tant'è che il nuovo conto energia riguarderà anche il solare fotovoltaico a concentrazione, a cui saranno riservati sussidi per una potenza complessiva di 200 megawatt.

Il decreto "fornisce le certezze richieste dagli operatori del settore e opportunità di investimenti e creazione di occupazione" rimarca in una nota il ministero dello Sviluppo. Che si guadagna il sì delle principali associazioni di categoria, che apprezzano anche le "linee guida" sulle rinnovabili tracciate dal Governo.

Nelle nuove linee guida si promette tra l'altro di introdurre procedure autorizzative semplificate per gli impianti, orientando il mercato verso le tecnologie migliori e agevolandone la connessione in rete, "favorendo l'innovazione in un settore fondamentale per la ripresa e la competitività del Paese" commenta Stefano Saglia, sottosegretario allo Sviluppo.

Intanto è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale, nell'edizione di giovedì scorso, il decreto delegato con lo statuto della nuova Agenzia per la sicurezza nucleare. Malgrado gli otto mesi di ritardo rispetto alla scadenza fissata dalla legge "sviluppo" dell'agosto scorso (la 99/2009) lo Statuto rinvia a una lunga serie di ulteriori provvedimenti tutti gli adempimenti (nomine dei vertici, regolamenti interni, organi esecutivi, impalcatura operativa) necessari per rendere davvero funzionante l'organismo cruciale per il nostro rinascimento nucleare. Che rischia di rimanere, almeno per qualche mese ancora, in stand by.

Spetterà infatti all'agenzia definire le regole per scegliere i territori e le metodologie con cui piazzare le nuove centrali atomiche italiane. A lei il compito non solo di autorizzare gli impianti e di vigilare sulla correttezza delle procedure di costruzione e di esercizio, ma anche di definire le metodologie e i criteri di sorveglianza delle delicate attività collaterali, come l'approvvigionamento, la gestione e lo smaltimento dei rifiuti radioattivi.

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Gli aiuti al fotovoltaico ridotti del 18% nel 2011

di Jacopo GilibertoCronologia articolo25 giugno 2010

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Questo articolo è stato pubblicato il 25 giugno 2010 alle ore 10:37.

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Il nuovo conto energia per le centrali fotovoltaiche rimane fermo nella sospensione delle sedute della conferenza stato-regioni ma le indicazioni sulla bozza concordata sono ormai definite. L'incentivo italiano all'energia prodotta dai raggi del sole – oggi l'aiuto più appetitoso al mondo, dopo che Germania e Spagna hanno ridotto il loro sussidio all'energia fotovoltaica – scenderà l'anno prossimo del 6% ogni quattro mesi, per arrivare alla fine del 2011 a una sforbiciata complessiva del 18% rispetto a oggi.

Così ridotto, il conto energia rimarrà stabile per il 2012 e il 2013 per cambiare, come ogni tre anni, nel 2014. Queste sono le prime indicazioni anticipate ieri da Stefano Saglia, sottosegretario allo Sviluppo economico, durante la presentazione del portale web Corrente realizzato dal gestore dei servizi elettrici per riunire, in una vetrina unica e coordinata, la filiera italiana delle fonti rinnovabili di energia.

Inoltre Saglia si prepara a stralciare l'articolo 45 della manovra, quello che cancella il ritiro obbligato dei certificati verdi da parte del Gestore dei servizi energetici. Oggi il Gestore ritira le eccedenze di questi certificati verdi e in questo modo genera un prezzo minimo garantito. Il costo non finisce sui costi pubblici perché è pagato dai consumatori con una voce leggerissima della bolletta elettrica. La manovra vuole eliminare questo ritiro da parte del Gestore dei servizi energetici.

"Ma in questo modo la manovra azzoppa il mercato", avverte Saglia. Così il suo obiettivo è – d'intesa con Andrea Ronchi, ministro delle Politiche europee – stralciare del tutto dalla manovra questo contestatissimo articolo 45, ripromettendosi di adeguare il sistema degli incentivi quando entrerà in vigore la prossima direttiva europea sulle fonti rinnovabili, o in alternativa aggiungere all'articolo 45 un passo che ne rimanderà l'entrata in vigore con l'adozione della direttiva europea.

Nel frattempo il Gestore dei servizi energetici rafforza il suo ruolo nella ricerca per l'energia con l'acquisizione – appena formalizzata – della maggioranza dell'Erse, il polo milanese degli studi avanzati che eredita il ricchissimo patrimonio di conoscenze del Cesi Ricerche.

Intanto le imprese dell'energia pulita cercano di coordinarsi attraverso le iniziative del Gestore dei servizi energetici, come il portale Corrente. Si tratta di una "vetrina" di tutta la filiera: fornitori e centri ricerche, produttori e installatori; tecnologie differentissime che vanno dal solare fino ai biocarburanti. Un mondo disgregato che cerca – anche attraverso il nuovo piano d'azione nazionale sulle rinnovabili, appena adottato dal governo – di confluire in un sistema organico. "Con investimenti adeguati e con uno sfruttamento medio delle opportunità nel comparto delle fonti rinnovabili – afferma Emilio Cremona, presidente del Gse – l'Italia potrebbe essere un paese leader dal punto di vista tecnologico, esportando alcuni dei sistemi di produzione del settore delle rinnovabili. Corrente vuole aiutare il comparto perché il paese possa assumere un ruolo di primo piano in un settore importante in notevole espansione, con ritorni di assoluto rilievo per fatturato e occupazione".

 

 

 

Saglia lancia un appello alle Regioni: "Sblocchiamo lo sviluppo delle rinnovabili"

di Luca SalvioliCronologia articolo18 giugno 2010

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Questo articolo è stato pubblicato il 18 giugno 2010 alle ore 19:42.

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L'Italia ha presentato il Piano di azione nazionale per raggiungere i target europei sulla produzione di energia da fonti rinnovabili entro il 2020. Il fatidico 17% (sui consumi finali), che si confronta con il 4,9% del 2005, verrà raggiunto con quote verdi dei diversi consumi energetici: 28,97% per l'elettricità, 15,83% per il termico e 6,38% per i trasporti. Solo che "mancano strumenti decisivi" per metterlo in pratica. Ad esempio, il nuovo Conto energia per il fotovoltaico. Oppure le linee guida nazionali, attese dal 2003.

La conferenza unificata (stato, regioni, enti locali) si sarebbe dovuta riunire lo scorso febbraio, poi è slittata a primavera inoltrata. Si attendeva il risultato delle elezioni regionali. E' arrivata l'estate e la riunione ancora non c'è stata. Un tavolo tecnico è previsto per martedì 22 giugno, ma non sarà risolutivo. "Le Regioni stanno litigando con il governo sulla manovra", spiega Stefano Saglia, sottosegretario al ministero dello Sviluppo economico con delega all'energia, "dunque è tutto fermo. Lancio un appello: apriamo una finestra dedicata, separiamo i due fronti". Intanto le imprese del settore e Confidustria hanno espresso tutto il disappunto verso l'articolo 45 della manovra, che azzoppa le rinnovabili.

Verrà modificata la norma?

Avevo scritto in tempi non sospetti al presidente del Consiglio e al ministro dell'Economia per dire che si trattava di una misura sbagliata. Le imprese hanno bisogno di regole stabili. Sto suggerendo una serie di emendamenti che verranno discussi nella commissione bilancio del Senato dalla prossima settimana.

Come faremo a raggiungere il 17% dei consumi finali con fonti rinnovabili entro il 2020?

Innanzitutto va detto che non raggiungeremo gli obiettivi senza la collaborazione delle Regioni. Il Piano - a cui ha lavorato intensamente Sara Romano, direttore generale del dipartimento energia nuleare, fonti rinnovabili ed efficienza energetica del ministero - prevede una maggiore responsabilizzazione. Indicheremo in maniera precisa le quote per ogni Regione. Come ha detto anche l'Ocse il nostro paese ha incentivi in alcuni casi generosi, il problema è la lunghezza dell'iter autorizzativo. Le linee guida sono attese dal 2003. Ora c'è un testo che mette d'accordo i ministeri competenti. Prevede l'autorizzazione unica e 180 giorni per il via all'impianto. Siamo in attesa della Conferenza unificata.

Sul piano delle tecnologie, invece?

C'è un investimento da 200 milioni di euro sulle reti elettriche di nuova generazione, le smart grid. Stiamo lavorando con il Gse per valorizzare i marchi italiani delle rinnovabili. La filiera industriale italiana sta nascendo, in particolare nel campo delle biomasse. C'è un grande spazio di crescita con opportunità di reddito per gli agricoltori. Puntiamo molto anche sull'eolico, in questo caso è decisivo il lavoro sulle reti. Poi il solare. Il fotovoltaico ha ancora grandi opportunità. Purtroppo utilizza quasi esclusivamente tecnologia estera. Il nuovo Conto energia incentiverà anche il solare termodinamico. Verranno poi estesi i certificati bianchi per le rinnovabili termiche: solare termico, caldaie a biomassa, pompe di calore e geotermia.

Il Piano prevede un ruolo importante delle importazioni di energia pulita dall'estero, a quanto ammonta?

Il 5% della quota di rinnovabili al 2020 verrà da altri paesi. In particolare stiamo lavorando a due cavi sottomarini: uno dalla Tunisia e uno dai Balcani. Siamo un paese con una geografia limitata e con un'elevata densità di popolazione, da soli non possiamo farcela.

Così invece raggiungeremo il target europeo?

Bisogna ammettere che l'asticella è molto alta. Dobbiamo essere molto concentrati e provarci.

luca.salvioli@ilsole24ore.com

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Ibm presenta il contatore intelligente per il gas

di Luca SalvioliCronologia articolo17 giugno 2010

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Questo articolo è stato pubblicato il 17 giugno 2010 alle ore 17:03.

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L'Italia, nel campo dell'innovazione energetica, detiene un primato. Quello dei contatori elettrici intelligenti che Enel, in collaborazione con Ibm, ha installato nelle case degli italiani. La base, unica al mondo, è di 35 milioni di unità. Ora, mentre il colosso tecnologico è attivo su diversi progetti nel mondo delle smart grid, dall'elettrico alla gestione dell'acqua, e la ricerca è sui servizi innovativi, arriva il momento del gas. Il percorso prevede una gestione sempre più digitalizzata e consapevole dei consumi energetici, in modo da tagliare gli sprechi, i costi e offrire nuovi servizi.

Spinta dalle delibere dell'Authority per l'energia elettrica e il gas - e prima ancora dall'Unione europea - Ibm ha presentato, in un evento milanese, la prima soluzione per la gestione intelligente dei contatori del gas.

Ovvero un sistema software che consente la telegestione e la telelettura dei consumi effettivi. "Stiamo realizzando un centro di competenza internazionale in Italia, siamo i primi in Europa a recepire quanto stabilito dall'Unione europea - ha spiegato Giovanni Linzi, General sales manager di Ibm Italia - per noi si tratta di un investimento nell'ordine del milione di euro. Esporteremo questa esperienza, le professionalità e le competenze anche all'estero".

Oggi la lettura del gas è affidata ai singoli consumatori, al consumo "stimato" oppure all'intervento di tecnici. Il mercato cambierà secondo le cadenze stabilite dall'Authority: le utenze industriali dovranno adottare i nuovi sistemi di rilevazione e gestione da subito, entro la fine del 2010, mentre per le utenze residenziali si partirà dal 2011. L'obiettivo è arrivare al 2016 con una copertura dell'80%.

"Per l'industria del gas si tratta di un cambiamento epocale - ha detto Stefano Cetti, responsabile della divisione Energy&Utilities di Ibm - visto il bassissimo tasso di innovazione tecnologica degli ultimi anni". In generale l'avvento delle smart grid si traduce "nella trasformazione delle reti di distribuzione in reti di trasmissione di informazione".

Il mercato riguarda circa 18 milioni di contatori con più di 200 distributori. "I primi vantaggi saranno per gli utenti, che avranno informazioni puntuali e case più sicure - ha proseguito Cetti - . Ci sarà un risparmio per tutta la filiera. Il distributore avrà informazioni in tempo reale utili per ottimizzare processi e interventi. La liberalizzazione del mercato del gas, inoltre, subirà una forte spinta".

 

 

 

 

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